Oltre il silenzio: una sfida alla violenza contro le donne e ai suoi tabù
(Daniela Scimeca)
Viviamo in un mondo complesso e disorientante, e, tra le problematiche più attuali e gravi, troviamo ai primi posti il tema della violenza, a tutti i livelli. E se volessimo restringere il campo, la parola femminicidio è forse tra le più utilizzate, una di quelle che sentiamo e leggiamo più spesso. Negli ultimi anni i media hanno portato all’attenzione casi estremi di violenza sulle donne che hanno catalizzato l’attenzione e sono divenuti nuovo stimolo per dibattiti e riflessioni. La globalizzazione poi ci obbliga sempre più a conoscere culture e società altre, come quella islamica o quelle africane, che certamente, nei confronti della donna, non hanno un’apertura e anche da lì, purtroppo, sono arrivate storie di inammissibile atrocità. Si rimane sempre più sconvolti e sbalordidi da certe barbarie, ma oltre alla condanna morale e ufficiale, forse c’è anche un modo più incisivo di affrontare il problema: la discussione. Conoscere certi fenomeni e commentarli alla luce di un percorso di riflessione costituisce un’arma vincente che può far presa sulle giovani generazioni affinchè possano davvero crescere con nuove prospettive e un’educazione al rispetto della diversità di genere. Su questa semplice ma ambizionsa scommessa hanno puntato Clelia Lombardo e Luigi Barbieri insegnanti del liceo palermitano di scienze umane “Danilo Dolci” che col loro progetto “Oltre il silenzio” hanno portato sul tavolo di discussione la violenza sulle donne e il femminicidio facendone argomento di dialogo e riflessione.
Il progetto ha coinvolto diversi ragazzi del triennio e ha avuto la cortese collaborazione di due professionisti esterni: l’educatore Beppe Gandolfo che ha aiutato i ragazzi a superare l’imbarazzo e a confrontarsi con sincerità su una tematica così scottante e il regista Alberto Castiglione che ha guidato il gruppo alla realizzazione di un contrometraggio sul tema specifico. La sfida formativa dunque si è trasformata in una ricca e partecipata esperienza per i ragazzi che si sono calati nel loro ruolo di interlocutori e hanno dialogato senza tabù. Il cortometraggio è stato frutto di un lungo ma entusiasmante lavoro di squadra che ha visto tutti all’opera in un unico e amalgamato gruppo di persone che volevano andare oltre il silenzio e oltre le parole e rompere quella barriera di indifferenza e solitudine. «La prima riflessione che mi viene in mente è vedere ragazze e ragazzi di un quartiere come Brancaccio affrontare con consapevolezza un tema cosi’ delicato, metterci la faccia, visto che si è anche realizzato un video per denunciare la violenza subita dalle donne. Quando con loro ho ripercorso il lavoro svolto per vedere di interrogarci sull’esperienza fatta mi sono sentito dare diverse risposte accomunate da unica espressione ”parliamone subito e bene” perche’ c’è troppa violenza nella societa’. I ragazzi hanno sottolineato che mettersi dalla parte delle donne per la prima volta è stata esperienza sconvolgente perche’ capisci cosa si prova veramente nel subire tanto dolore. ”Spesso vogliamo possedere e non amare” ha detto Ettore facendo una seria autocritica al mondo dei ”maschi”. Nel vedere in anteprima il video del regista Castiglione c’è stata tanta commozione da parte del gruppo e voglia di andare ”oltre il silenzio abbattendo muri ancora alti”» ci dice il prof Barbieri tutor del progetto e referente legalità del Dolci. Non è un caso che il progetto sia stato ideato in questo liceo, dove la prof.ssa Lombardo, referente per le pari opportunità, così commenta l’esperienza: «E’ proprio dalla scuola che deve partire una nuova visione del rapporto tra i sessi e tra le diversità. Le ragazze e i ragazzi così tanto coinvolti da questa esperienza potranno farsi portavoce di una nuova sensibilità e di una nuova consapevolezza che porti all’azione. Purtroppo la violenza è radicata nei comportamenti quotidiani, così la formazione e l’educazione a riconoscere i germi di violenza e i pregiudizi (a partire dai comportamenti più eclatanti fino ad arrivare alle differenze sottolineate nella lingua), può consentire di non considerare l’omicidio come effetto esclusivo di raptus, e può aiutare a costruire una qualità di vita e di rapporti sociali autentici e rispettosi». Le nuove generazioni diventano dunque veicolo di nuovi valori e la Lombardo continua: «Un altro elemento significativo è il fatto che i giovani possano farsi portavoce, tra pari e all’interno delle loro famiglie, di queste riflessioni e di una nuova sensibilità che dia dignità ai generi e alle loro peculiarità, che sani una concezione storicamente di parte e deficitaria. Proprio per questi motivi, questo progetto fa parte di una formazione più ampia che vede l’istituto impegnato in attività e percorsi di genere e già che dal prossimo anno si conta si attivare e sperimentare in alcune classi».Per questo utile e ambizioso progetto di formazione a lungo termine auguriamo un sincero augurio ai due docenti e ci auguriamo che col loro lavoro riescano a trapiantare i germi della tolleranza e del rispetto.