LE MISTERIOSE LUCI DI HESSDALEN
(Carla Amirante)
Uno strano un fenomeno luminoso si manifesta in Norvegia, dove grandi dischi colorati e luminosi rischiarano tutta la valle di Hessdalen, un luogo solitario, situato 80 km a sud di Trondheim, che ha dato a loro il nome; in alcuni casi queste luci sono state erroneamente identificate come aerei, luci di automobili, oggetti celesti e miraggi. Numerosi ricercatori internazionali hanno studiato lo strano fenomeno da anni, visto peraltro anche da centinaia di persone. Questi oggetti, splendenti e di forme diverse, a volte restano sospesi a mezz’aria per più di un’ora e poi, prima di sparire improvvisamente fuggono via a gran velocità. Le cosiddette “luci di Hessdalen”, a partire dal 1980 sono apparse con una frequenza impressionante offrendo uno spettacolo mutevole ed affascinante per chi li osserva. Le “sfere di fuoco”, che si muovono in modo irregolare, si presentano sempre diverse per forma e colore, inoltre possono essere fisse o pulsanti, di colore unico oppure rosse, gialle o blu ma anche multicolori, talora esse emanano una luce tanto intensa da illuminare l’intera vallata. Gli astrofisici hanno cercato di dare una risposta al fenomeno ma ancora non l’hanno trovata.
L’astrofisico italiano Massimo Teodorani ha osservato che le sfere di luce, pur manifestandosi con regolarità nella valle, sono più frequenti da gennaio a marzo e tra le 6 del pomeriggio e l’una di notte e di queste alcune svaniscono in fretta, mentre altre rimangono visibili anche per circa due ore. Prendendo come punti di riferimento alberi e case, ha stimato che il loro diametro oscilli tra 1-10 metri, analizzando la loro struttura dal contorno evanescente, ha visto che esse vibrano intorno ad un baricentro comune, dal quale talora nascono altre sfere di dimensioni inferiori. Il fenomeno luminoso si comporta come un plasma (quarto stato della materia formato da gas ionizzato e costituito da elettroni ed ioni) dalla temperatura di circa 6000 gradi, che rimane costante anche quando le sfere aumentano di volume. Sembra allora che il plasma sia confinato dentro un fortissimo campo magnetico, e che la sua struttura globulare sia dovuta ad una “forza centrale”, la quale, con la sua forza gravità, dà alle sfere un aspetto simile a soli in miniatura.
Un’altra ipotesi ritiene che nella zona vi siano delle forze tettoniche capaci di comprimere il quarzo delle rocce, dando così luogo ad intensi campi elettrici capaci a loro volta di innescare vortici di plasma, la materia di cui son fatte le luci. Una terza ipotesi, invece, ritiene che all’origine del fenomeno sia il Sole che con le sue particelle penetra nell’atmosfera da “buchi” presenti nella magnetosfera terrestre. Entrambe le tesi non convincono, sia per la frequenza con cui si manifesta il fenomeno, sia perché non è stata trovata una vera correlazione con le tempeste solari.
Un’altra possibile spiegazione del fenomeno, non ancora completamente compreso, è che si verifichi un processo di combustione nell’aria di nubi di polvere contenenti scandio, una terra rara contenuta nel suolo della valle. Jader Monari, ricercatore tecnologo dell’Istituto di Radioastronomia (IRA) del INFA, insieme ad altri ricercatori radio-astronomi, ha formulato una tesi forse più convincente per spiegare il fenomeno: considerando che nella valle sono presenti il rame e lo zolfo delle antiche miniere e pure il ferro delle rocce vicine, i tre minerali darebbero origine ad una gigantesca “pila” naturale, che, trasportando con le sue linee di forza le particelle elettriche, crea le “bolle” di luce. Questa ultima tesi potrebbe spiegare meglio il perché le luci di Hessdalen (detti anche Ufo di Hessdalen) sono più visibili durante le aurore, quando il Sole invia particelle elettricamente cariche favorendo così l’innescarsi del fenomeno.