Francesco Laurana

( Tommaso Aiello)

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F.Laurana-Madonna col Bambino – 1469. Cattedrale di Palermo( fig.1)

Nativo della Dalmazia, probabilmente a Vrana (Aurana o Laurana Arauzona,oggi nel comune di Pacostiane)da cui il cognome Laurana, nei documenti viene menzionato anche come Francesco”da Zara”o Atzara”,dato che Vrana dista poco da Zara. A quell’epoca parte della Dalmazia era sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Vi chiederete come mai ho scelto di parlare di Francesco Laurana, dato che non è un siciliano.La mia decisione è scaturita dal fatto che questo scultore operò in Sicilia dal 1467 al 1471,infatti lo troviamo a Palermo nel 1468 incaricato di realizzare la cappella Mastrantonio nella chiesa di San Francesco d’Assisi e perché proprio in Sicilia creò dei busti femminili dalla rarefatta bellezza e delle Madonne di pregevole fattura .Ma andiamo per ordine .Egli fu fra i protagonisti nel campo della scultura in Sicilia del secondo Quattrocento,cui si deve una delle più alte e mature formulazioni del linguaggio rinascimentale italiano.

Il suo percorso artistico è rimasto a lungo oscuro e complicato sul versante critico da una serie di attribuzioni poco probanti,mentre alcune sue opere furono attribuite a Domenico Gagini. Prima del suo arrivo in Italia,le notizie del Laurana sono lacunose:una vaga testimonianza riguardo una sua formazione fiorentina la dà Giorgio vasari nello scrivere che Francesco aveva lavorato con Brunelleschi”assai cose in Vinezia” .Laurana arriva in Sicilia,come abbiamo detto,nel 1467, per conto del signore di Sciacca e conte di Caltabellotta, Don Carlo Luna,che lo aveva conosciuto alla corte Aragonese di Napoli. La sua prima opera siciliana,che presenta alcuni moduli dell’architettura tardo-gotica veneta,è il portale settentrionale della chiesa di Santa Margherita a Sciacca,di cui fornisce il disegno generale e la figurina di Santa Maria Maddalena,lasciando gran parte della esecuzione a Pietro de Bonitate,artista lombardo con cui il Laurana inizia un sodalizio che produrrà nello stesso giro di anni le due Madonne col Bambino di Castelvetrano e Salemi e la Madonna del Soccorso di Caltabellotta,lasciata incompiuta .Trasferitosi a Palermo,viene ora indicato nei documenti come habitator Panormi, lavora alacremente creando il bellissimo sarcofago di Antonio Speciale,per la tomba già commissionata da Pietro Speciale a Gagini nel 1463,in cui la figura del giovanetto giacente ( fig2) fu eseguita da Laurana,e il busto di Pietro Speciale datato 1469,che fa evidente il rapporto stilistico con i rigorosi impianti dei ritratti di Antonello da Messina,che Laurana probabilmente ebbe modo di conoscere tanto a Napoli quanto in Sicilia(a Noto in particolare dove i due artisti saranno attivi nel 1471) .

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Sarcofago di Antonio Speciale,1468.Palermo,chiesa di San Francesco d’Assisi( fig.2)

Un’eco antonelliana è anche nel profilo a rilievo del Ritratto di Pietro Speciale di Militello in Val di Catania e nel Busto di Giovinetto di Palazzo Abatellis,opere anch’esse caratterizzate da un assoluto equilibrio formale tutto rinascimentale .Nel 1469 l’artista si impegna a eseguire sul modello della trecentesca Madonna di Trapani di Nino Pisano una statua per la Chiesa Madre di Erice;il risultato è ancora una volta altissimo tanto che la scultura,animata dalle esperienze formali provenzali dell’autore,verrà trattenuta a Palermo e posta in Cattedrale (fig.1). Infatti tra le varie statue presenti nella Cattedrale,spicca per qualità esecutiva, questa Madonna con Bambino,in marmo,eseguita dal Laurana insieme ad aiuti .Tuttavia nella sua lunga attività,che comprende serie di Madonne eseguite soprattutto in Sicilia,monumentali altari in chiese francesi,busti-ritratto celebrativi,egli non appare sempre coerente e di uno stesso livello artistico;ma quando liberamente si abbandona a una sua originale trascrizione dell’insegnamento di Piero della Francesca,egli raggiunge risultati di rara eccellenza artistica. E’ il caso del busto di Eleonora d’Aragona,limpida e purissima forma geometrica che esalta nella sua cristallina astrazione,un aristocratico spirito di casta;il ruvido tessuto plastico della cuffia e della veste fa risaltare la tersa limpidezza del volto plasmato dalla luce,con un effetto pittorico dei più avvincenti ( fig.3).

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Busto di Eleonora D’Aragona eseguito nel 1471( fig.3)

Questa è una foto del 1964,prima del restauro .Vediamo ora il busto dopo il restauro e della sua collocazione definitiva alla Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis.clip_image002

Il busto di Eleonora D’Aragona dopo il restauro

Ritroviamo la stessa formula nelle più celebrata opera del Laurana,il Busto di Battista Sforza,accordo quieto e profondo di volumi ridotti alle loro forme essenziali,condotto col più severo rigore di geometrica stilizzazione, ma fatto vivente dal palpito di luce che trascorre sui piani,modulandone le trasparenti superfici .Mi pare opportune riportarne l’immagine perché anche voi possiate apprezzare la sua bellezza ( fig.4).

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Francesco Laurana-Busto di Battista Sforza(1472)-Firenze,Museo del Bargello( fig.4)

Il Laurana eseguì molti altri splendidi ritratti di corte,realizzati sempre in una fascinosa idealizzazione,d’ascendenza pierfrancescana,che valorizza tuttavia i dati fisionomici .La bottega di Laurana in città è pronta a soddisfare tutte le numerose richieste dei committenti isolani:lo scultore vi lavora le opere allontanandosi solo per la loro consegna e per eventuali rifiniture,come probabilmente avvenne per alcuni dei suoi capolavori,la Madonna della Neve di Noto(1471) e la Madonna della Grazia di Palazzolo Acreide(71/72) in cui è palese il forte ascendente del pittore messinese sullo scultore dalmata .Intorno al 1472 Laurana lascia la Sicilia per ritrovarlo in Puglia,a Napoli e quindi ad Urbino,soggiorno che gli consentirà di determinare le sorti del suo fare in pieno accordo con le esperienze figurative pierfrancescane,come si desume dal ciclo dei suoi ritratti muliebri,tra cui,lo ripetiamo ancora,uno dei suoi capolavori assoluti,il Busto di Eleonora d’Aragona che insieme con le repliche parigine al Louvre e al Jacquemart-Andrè,rappresenta la tappa ultima del percorso lauranesco,il suo esito più alto di ricerca e di interpretazione umana e morale,in cui è sicura la ripetizione delle profonde idealizzazioni di Piero. Il nome dello scultore è infine ricordato in alcuni documenti in oltralpe tra il 1492 e il 1493 e ancora dal 1498 fino al 1502,anno della sua morte.

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