San Giovanni Battista Patrono dell’Ordine di Malta
Tra il sacro ed il profano
( Pietro Vitale *)
“Prepotens martyr erimique cultor, maxime vatum” (inno alle lodi)
Sono questi i tratti caratteristici che il rito attribuisce a S. Giovanni il Battista quanto canta le sue lodi nel giorno in cui la Chiesa celebra e commemora la nascita del Santo. La sua figura, così sinteticamente delineata, sin dai primi secoli ha rappresentato per alcune associazioni-cristiane l’archetipo, il modello ideale dell’uomo. Unica ed emblematica è, infatti, la forza della testimonianza resa dal Battista al Messia atteso dalle comunità israelite, poiché essa appare carica di tre elementi sinergici: la profezia, l’ascesi e il martirio. Giovanni è il profeta della luce vera venuta nel mondo, “quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9); egli è una voce – che grida al pentimento ed alla conversione – di quella parola fattasi carne e discesa in mezzo a noi. Egli è il povero di spirito che non ha altro bene se non Dio solo, e tale appare nel suo abbigliamento e con il suo tenore di vita. Il Battista è colui che mostra agli uomini la Via nella quale Dio toglie i peccati del mondo; ed egli stesso, tramite il martirio, ha reso candide le sue vesti per essere degno di sedere a mensa alle nozze dell’Agnello.
Al tempo delle Crociate, il Beato Gerardo pose se stesso e i confratelli dell’Ospedale di Gerusalemme sotto la protezione di Giovanni Battista. Alla sua figura e al suo esempio volle che i suoi frati si ispirassero per la loro vita di consacrati al servizio del Dio Supremo e dei fratelli, e da laici – quali essi erano – vissero più intensamente per la loro vocazione battesimale attraverso la professione e dei consigli evangelici: povertà, castità e obbedienza. Essi erano già consacrati a Cristo mediante il Battesimo, tuttavia, abbracciando volontariamente il nuovo stato di vita di religiosi laici, rispondevano ad una speciale obbedienza e vocazione alla santità, costituita dalla perfetta imitazione di Cristo povero, casto e obbediente fino alla morte di croce. Alla sequela del Divino Maestro i frati Giovanniti avrebbero rinnegato ogni giorno se stessi, imparando l’obbedienza della croce; avrebbero reso puri i loro occhi per riconoscere e amare Cristo nei poveri negli ammalati e i bisognosi. Le vicende storiche che investirono la Terra Santa, luogo dove Cristo nacque e morì e anche luogo della nascita dell’Ordine di San Giovanni, indussero i frati ad aggiungere una nuova missione fra i servizi da rendere alla Chiesa, cioè la custodia dei pellegrini e la difesa della fede cristiana. Perciò l’originario e mai tradito carisma degli Ospedalieri di S. Giovanni, vale a dire l’obsequium pauperum (il servizio dei poveri) Giunse a coniugarsi con il nuovo carisma della tuitio fidei (la difesa della fede), per il quale essi si trasformarono in esponenti di quella nuova cavalleria, lontana da qualunque mondanità e votata a servire il Re della gloria, in cui S. Bernardo aveva tessuto le lodi e disegnato i contorni. La vita quotidiana di questi “cavalieri di Cristo” , come pure le numerose imprese eroiche ( di cui nessuno mai si fece vanto), rappresentarono nella Chiesa medievale quasi un’interpretazione ad litteram dell’insegnamento del Maestro Gesù.Il coraggio dei profeti, l’ardimento dei re d’Israele e l’impavida fedeltà dei Maccabei modellarono l’animo del frate Giovannita, pur sempre nobilitato dalla carità verso i poveri, gli indifesi i bisognosi e gli ammalati. Nella spada impugnata in difesa della fede i Giovanniti intravedevano la forma della croce e con la croce bianca, cucita sulle vesti, affrontavano la morte. E furono in molti a perdere la vita per Cristo in combattimento. Ormai da due secoli l’Ordine di Malta ha mutato le sue spade in vomeri e ha dissodare il cuore arido dell’umanità, irrigandolo con il fiume della carità. Le propaggini della sua attività caritativa hanno raggiunto i confini della terra e quasi dovunque s’innalza ed è conosciuta la bianca croce melitense. Eppure, pressoché inaspettatamente, un nuovo fronte reclama la presenza delle sue schiere e l’azione efficace della tuitio fidei. E’ il fronte dell’apostasia dei popoli dell’antica cristianità. Nella nostra società, infatti, si va affermando sempre di più una mentalità contraria alla fede cristiana, secondo cui alla cultura e alla politica è affidato il compito di espugnare qualunque principio cristiano, negando i diritti di Dio, con la pretesa, talvolta, di limitare la libertà della Chiesa e dei suoi fedeli. Cari amici lettori, su questo nuovo fronte sono chiamati a combattere i Giovanniti di oggi, il fronte della nuova cristianità del Terzo Millennio. E’ la missione che il Gran Maestro ha affidato a tutti i Cavalieri dell’Ordine di S. Giovanni. I suoi membri, tuttavia, non sfoderano più le loro armi d’offesa, impugnano bensì l’unica arma che possono ancora brandire, la Parola di Dio, acuta e affilata come una spada a doppio taglio, che penetra nelle carni e spacca le ossa. E’ la parola del Maestro Gesù. “Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti” (Mt 10,27). Fermezza e risolutezza sono virtù tipiche della disciplina militare, alle quali non è estranea la secolare tradizione dell’Ordine di Malta. In essa trova spazio la nobiltà dei sentimenti, congiunta alla nobiltà di sangue. Pur tuttavia gli ideali cavallereschi e il richiamo simbolico della cavalleria cristiana sono oggi professati e condivisi da tutti i membri dell’Ordine. Tanto si era possibile sulla base di un principio invalso nell’Ordine, in forza del quale, oggi, non sono più le origini illustri ad attribuire a chicchessia il diritto ad entrare nella Religione di Malta, bensì la fede e la moralità, nonché la sincerità dei sentimenti “Non prendete gloria gli uni dagli altri, dice il Signore, cercate la gloria che viene da Dio solo” (Gv 5,44) . Ed è per tale motivo che la Regola Giovannita, recentemente aggiornata, ribadisce esplicitamente che “l’Ordine ha il fine di promuovere la gloria di Dio mediante la santificazione dei membri” (Cart. Cost, art. 2,1). La predicazione del Battista, suona invece come un paradigma per la vita spirituale del Giovannita e rappresenta il criterio di discernimento per chi vuole entrare nella Religione di Malta. Giovanni invita tutti alla conversione del cuore e ad operare la giustizia e la carità, ma non temeva di denunciare la sfacciata ipocrisia delle folle, dei farisei e dei sadducei, appellandoli con accenti franchi e sferzanti :“Razza di vipere! Chi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco” (Mt 3,7-10 –Lc 3,7-9). Noi, appartenenti alla Croce ottagona, chiediamo al Santo Patrono, San Giovanni Battista, di portare ogni giorno frutti degni di conversione e di andare incontro a Cristo, che viene a noi nei poveri e negli ammalati, con le mani piene di opere buone.
*Giornalista e scrittore, Direttore del blog intarnational:
www.legestadellacavalleria.blogspot.com
(Ordini cavallereschi Crucesignati).