NEL CENTENARIO DI VITTORIO SERENI

( Gabriella Maggio)

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L’aristocraticissimo Vittorio Sereni, la definizione è di P.P. Pasolini, è stato il rappresentante più colto e squisito di una linea poetica definibile come antinovecentista, cioè con inclinazioni prosastiche e diaristiche che la distinguono da quella novecentista, fondata sul gusto analogico e simbolista. Sereni non avrebbe apprezzato queste precisazioni da storia letteraria : il poeta crea come sente di creare; poi vengono i critici che esercitano il loro mestiere, distinguono e giudicano (da κρνω «distinguere, giudicare»- Voc.Treccani ) . Il 27 luglio ricorreva il centenario della sua nascita a Luino. Sereni è stato un poeta schivo ed appartato, convinto della responsabilità etica della scrittura , perciò ha ancorato la sua ricerca esistenziale a ciò che ha direttamente vissuto, Luino, l’esperienza della grande città, Milano, la guerra, la prigionia, il lavoro nell’ industria, la quotidianità. In un’intervista resa a Sandro Brioschi nel ’68 dice : Lei non troverà mai, mai, un rigo in quello che scrivo, in cui un fatto, per quanto straordinario, grandioso, venga preso di petto se, in qualche modo direttamente o indirettamente, io non l’abbia vissuto attraverso la sensibilità .

Autore parco, ha composto quattro raccolte di versi distanziate nel tempo, dall’esordio nel ’41 con Frontiera, a Diario d’Algeria del 1947, a Gli strumenti umani del 1965 fino a Stella variabile del 1981 due anni prima della morte ( 1983). A queste si affiancano traduzioni di poeti francesi e inglesi, qualche prosa e qualche saggio. A Milano da giovane insegna e collabora alla rivista Corrente, espressione dei giovani ermetici milanesi. Frontiera, pur rivelando la suggestione dell’Ermetismo nella purezza del linguaggio, se ne allontana per lo spirito laico e per una tendenza al tono discorsivo ed elegiaco. Il rapporto poeta-mondo trova espressione nel paesaggio lacustre di Luino, presso la frontiera svizzera percepita ambiguamente tra minaccia ed attrazione : esterno/ interno, totalitarismo /libertà. Richiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale nel 1943 viene catturato sul fronte siciliano e trasferito nei campi di prigionia di Orano e Casablanca. Dall’ esperienza della guerra nasce la seconda raccolta, Diario d’Algeria del 1947, dove Sereni incrocia insieme il privato e la storia, l’esperienza della guerra e della prigionia, metafora della condizione umana. Adesso la sua poetica approfondisce una linea meditativa sulla condizione dell’uomo contemporaneo di fronte al senso della vita, ma sempre da una prospettiva civile e laica. Dalla deriva arida della storia proteggono soltanto gli affetti e le relazioni umane, che arginano il senso di precarietà ed estraneità. Con questa raccolta Sereni si avvicina consapevolmente alla tradizione di moralismo tipico della cultura milanese, particolarmente evidente nel periodo tra Illuminismo e Romanticismo, come Luciano Anceschi ben individua in lui nel ’52 inserendolo nell’antologia Linea lombarda. Ciò che accomuna i poeti lombardi è il moralismo disincantato, l’attenzione alla quotidianità, il tono dimesso. Assunto alla Pirelli nello stesso anno come capo ufficio stampa passa nel ’58 alla Mondadori come direttore letterario. Queste vicende biografiche hanno anche un interesse notevole per la storia della cultura italiana perché rivelano una caratteristica comune con altri scrittori del periodo che lavorano nei settori culturali dell’industria e non soltanto in quella editoriale, come Paolo Volponi, Franco Fortini ed altri. Come questi Sereni esplora il mondo dell’industria dall’interno: gli appare un asettico inferno. Da questa esperienza nasce la terza raccolta Gli strumenti umani, pubblicata nel 1965. La poesia è strumento utile perché ha una funzione comunicativa tra il passato e il presente. Infatti uno dei temi principali della raccolta è la comunicazione. Il poeta vi registra lucidamente la sua valutazione della rapida espansione industriale, del mutamento dei caratteri della classe imprenditoriale e delle rivendicazioni sindacali. Negli anni ’60 il mondo della fabbrica comincia a riguardare anche la letteratura su sollecitazione di E. Vittorini che dedica due numeri del Menabò al tema Letteratura e industria. Nel Menabò è pubblicata Una visita in fabbrica, poemetto centrale negli Strumenti umani, in cui Sereni racconta l’atmosfera lavorativa della Pirelli e come Vittorini si rende conto della difficoltà che ha l’intellettuale a comprendere il mondo operaio. L’ultima raccolta Stella variabile svolge ancora il motivo della quotidianità, dell’incontro e del colloquio con persone, fantasmi o oggetti personificati che diventano occasione per il poeta di un esame di coscienza. Sereni si sente colpevole per la difficoltà a capire il mondo contemporaneo e per il timore che il disorientamento esistenziale coinvolga la sua stessa poesia.

Antologia essenziale

Da Froniera

Terrazza

Improvvisa ci coglie la sera.

Più non sai

dove il lago finisca;

un murmure soltanto

sfiora la nostra vita

sotto una pensile terrazza.

Siamo tutti sospesi

a un tacito evento questa sera

entro quel raggio di torpediniera

che ci scruta poi gira se ne va.

Da Diario d’Algeria

Non sa più nulla , è alto sulle ali

Non sa più nulla , è alto sulle ali

il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.

Per questo qualcuno stanotte

mi toccava la spalla mormorando

di pregar per l’Europa

mentre la Nuova Armada

si presentava alla costa di Francia.

Ho risposto nel sonno : – E’ il vento,

il vento che fa musiche bizzarre.

Ma se tu fossi davvero

il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna

prega tu se lo puoi, io sono morto

alla guerra e alla pace.

Questa è la musica ora :

delle tende che sbattono sui pali.

Non è musica d’angeli, è la mia

sola musica e mi basta.

Da Gli strumenti umani

Anni dopo

La splendida delirante pioggia s’è quietata ,

con le rade ci bacia ultime stille.

Ritornati all’aperto

amore mi è accanto e amicizia.

E quello, che fino a poco fa quasi implorava,

dall’abbuiato portico brusio

romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:

volti non mutati saranno, risaputi,

di vecchia aria in essi oggi rappresa.

Anche i nostri , fra quelli, di una volta ?

Dunque ti prego non voltarti amore

e tu resta e difendici amicizia.

Da Stella variabile

Giovanna e i Beatles

Nel mutismo domestico nella quiete

pensandosi inascoltata e sola

ridà fiato a quei redivivi.

Lungo una striscia di polvere lasciando

dietro di sé schegge di suono

tra pareti stupefatte se ne vanno

in uno sfrigolio

i beneamati Scarafaggi

Passato con loro il suo momento già ?

Più volte agli incroci della vita

Risalito dal niente sotto specie di musica

A sorpresa rispunta un diavolo sottile

Un infiltrato portatore di brividi

– e riavvampa di verde una collina

si movimenta un mare –

seduttore immancabile sin quando

non lo sopraffanno e noi con lui altre musiche.

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