25 luglio 1945
( Irina Tuzzolino)
Vittorio Emanuele III di Savoia Carignano
Oggi 25 luglio ricorre il settantesimo anniversario della caduta del Regime Fascista. Il fatto è ormai consegnato alla Storia ed appare piuttosto remoto. Il quotidiano nazionale La Repubblica come pure Il Corriere della sera riportano articoli rispettivamente di Nello Ajello che informa sullo svolgimento dei fatti, mescolandovi qualche curiosità non del tutto ghiotta e Nicola Tranfaglia che attualizza la passione degli Italiani per l’uomo fatale. Gli accadimenti del 25 luglio sono noti, dopo vent’anni di acquiescenza Vittorio Emanuele III fa arrestare il Duce. Comincia così tra alterne vicende il cammino che porterà l’Italia alla democrazia. Io credo che il popolo italiano nella sua grande maggioranza non ricordi più il fatto e che oggi abbia continuato a vivere indifferente la sua quotidianità. Le cause sono diverse, tra le principali il fatto che la storia contemporanea si studia poco e anche le belle e sintetiche ricostruzioni storiche , pur proposte da qualche televisione come quelle di Paolo Mieli, in prima serata sono messe in ombra da altri programmi più accattivanti per il grosso pubblico, in ultimo la conseguenza del particolare momento di confusione epistemologica legata alla crisi odierna che non è soltanto economica, ma di sistema, anzi ampiamente culturale nel significato con cui gli antropologi usano il termine.
Se analizziamo l’espressione comunemente usata per indicare l’episodio storico la caduta, viene naturale chiedersi chi l’abbia fatto cadere. Non è stato un movimento popolare, ma dall’alto dell’autorità del Sovrano. Anche questo particolare influenza l’atteggiamento odierno. Oggi nessuno ne sente l’appartenenza. Eppure questi eventi storici sono stati vita vissuta dal popolo “ vera vita degli uomini, con le sue necessità fondamentali” ( L. Tolstoi – Guerra e Pace) che continua sotto i bombardamenti, tra le tante ansie e paure e miserie. Ma gli uomini che hanno vissuto quei fatti, se ancora sono vivi sono molto anziani, novantenni per lo più , e sono sempre di meno. Anche questo influisce sulla memoria collettiva sulla quale incidono poco i libri e le dotte ricostruzioni, o i film che a quei fatti si sono ispirati. Oggi apprezzati da pochi come storia del cinema, dei registi, più che per il tema affrontato. Il cambiamento degli stili di vita ha fatto venire meno i racconti personali, quelli fatti intorno ad un tavolo, in un salotto, nei quali hanno trovato un collegamento i piccoli fatti con i grandi fatti che collegano l’uomo qualunque alla Storia e la rendono soggettivamente comprensibile e vicina. Oggi la Storia si allontana, sommersa dalla cronaca dilagante che scorre sullo schermo televisivo e che riguarda tutti quanti in generale e nessuno in particolare.