UNICITA` ED IMITAZIONE
( Irina Tuzzolino)
Roma-Piazza di Porta Capena
La tecnologia sempre più avanzata spesso non ci permette di distinguere un oggetto originale dalle sue riproduzioni. E questo accade non soltanto ai non competenti, ma anche agli esperti. La compresenza di un oggetto autentico e della sua riproduzione ci pone davanti ad un giudizio difficile perché da un lato ci invita con immediatezza e semplicità a credere che ciò che è autentico abbia valore e che la sua riproduzione ne sia priva; ma ci dice anche che la riproduzione mette in discussione l’idea stessa di autenticità. Quest’ultimo giudizio può apparirci radicale, espressione dello spirito dissacratorio del nostro tempo e invece è molto antico. Infatti al tempo del leggendario secondo re di Roma, Numa Pompilio, una grave pestilenza travagliava la città finchè nelle mani del re cadde dal cielo uno scudo, come raccontano gli storici delle origini della città. Chiaramente l’evento esprimeva la volontà degli dei.
Questi infatti consigliarono a Numa anche di fare undici copie uguali allo scudo per confondere l’eventuale ladro. Eseguire le copie non fu facile, perché i fabbri della città presagivano qualcosa di misterioso e di inquietante che li spingeva a rifiutare. Dopo tante ricerche accettò Mamurio Veturio, che realizzò gli undici scudi con tale abilità che neppure il re riusciva a distinguere il vero scudo dai falsi. I dodici scudi non vennero custoditi in un luogo protetto, ma vennero esposti e portati in processione nei giorni festivi. L’originale era dunque assimilato alla sua riproduzione e perdendo così la sua eccezionalità ed in questo caso la sua sacralità. Nel rito che venne istituito intorno ai dodici scudi, portati in processione da dodici giovani al ritmo della danza trasforma l’eccezionale episodio sacro in tradizione e norma, avvicinandolo alla comprensione umana.
Sempre interessante ! Complimenti