I QUATTROCENTO ANNI DEL VOCABOLARIO DEGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA
(Gabriella Maggio)
Il Vocabolario degli Accademici della Crusca è stato edito per la prima volta a Venezia nel 1612 e nel tempo ha avuto successive edizioni : 1623, 1691 in tre volumi, 1729-1738 in sei volumi, 1863-1923 incompiuta. L’Accademia della Crusca, fondata nel 1583, la più antica in Europa tra quelle di indirizzo linguistico, ha come motto le parole di Fr. Petrarca “il più bel fior ne coglie” , cioè si propone di distinguere la parte buona e pura della lingua, la farina, da quella cattiva e impura, la crusca, suo scopo principale è stato infatti quello di dare norme ed uniformità al sistema della lingua culturalmente egemone in Italia, interpretando l’esigenza degli scrittori di dare un’identità alla lingua della cultura, dal momento che mancava un preciso luogo di sua irradiazione, cioè una capitale ed una società di corte unitaria. Pertanto gli Accademici, guidati da Leonardo Salviati, che scelse come stemma dell’accademia il frullone ( lo strumento che serviva a separare il fior di farina dalla crusca), volendo salvare quanto era stato già fatto in campo linguistico a partire dal Trecento, ritennero di dover ritornare all’uso trecentesco dei testi fiorentini, convinti che era ormai del tutto accreditata la fiorentinità della lingua colta per il prestigio indiscusso degli autori.
Petrarca e Boccaccio erano già stati incoronati da Pietro Bembo in “ Le Prose della Volgar Lingua “ del 1525. Rispetto a Pietro Bembo la Crusca rivaluta Dante ed i trecentisti considerati minori, ma condivide l’ eliminazione di ogni contatto con le parlate locali e con l’uso quotidiano e mutevole della lingua parlata. Dallo spoglio di testi letterari, dunque, nacque il Vocabolario. Soltanto nel tempo e con parsimonia ci sono state graduali, ma limitate aperture all’uso di altre epoche, ‘400 e ‘500, e di autori scientifico-tecnici non fiorentini. Certamente la scelta filologico-estetica del fiorentinismo arcaizzante , operata dalla Crusca, non è stata e non è esente da limiti e critiche, però allora apparve come l’unica soluzione da proporre come lingua unitaria, da usare nella pratica intellettuale, in un’Italia politicamente e linguisticamente divisa. Il Vocabolario è riuscito comunque a creare un forte legame interno alla società italiana, custodendo un prezioso tesoro di lingua comune, ed ha offerto a chi voleva scrivere in buon italiano uno strumento indispensabile. In Europa ha costituito un modello di metodo lessicografico molto imitato. Soltanto nell’età dei Lumi si percepirono in maniera forte i vincoli linguistici del Vocabolario. Alessandro Verri pubblicò sulla rivista Il Caffè un articolo intitolato “ Rinunzia avanti Notaro degli Autori del presente Foglio periodico al vocabolario della Crusca”. L’Accademia, sciolta nel 1783 da Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, viene poi ricostituita da Napoleone nel 1811. La Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca di Vincenzo Monti, che denunciava la mancanza di voci relative ad arti e scienze, la presenza di molte parole errate, arcaiche, troppo esclusivamente fiorentine, il cui primo volume uscì nel 1817, mette in crisi i criteri la Crusca che si accingeva ad una nuova edizione del Vocabolario ed induce gli Accademici a ripensare con maggiore attenzione lo spoglio degli autori scelti. Dopo l’Unità d’Italia nel 1863 viene pubblicato il primo volume della quinta edizione del Vocabolario che viene interrotta con Regio Decreto nel1923 alla lettera O. Un altro Regio Decreto del 1937 istituisce presso l’Accademia un Centro studi filologici italiani “con lo scopo di promuovere lo studio e l’edizione critica degli antichi testi e degli scrittori classici della letteratura italiana dalle origini al secolo XIX”. Nel 1955 viene ripreso il progetto di compilazione di un nuovo Vocabolario con l’obiettivo fissato dal presidente Giacomo Devoto di differenziarlo dall’antico documentando la formazione storica e lo sviluppo della lingua nazionale in tutti i suoi aspetti, applicazioni e livelli da quello letterario a quello tecnico- scientifico e familiare. Dal 1963 l’Accademia inizia la collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che permette di avviare l’Opera del Vocabolario. Il progetto rivelatosi troppo ampio e dispendioso, concentra le risorse sull’italiano medievale col nome di Tesoro della lingua italiana delle origini . Scaduta nel 1982 la convenzione tra la Crusca e il CNR , viene costituito dal gennaio 1983 all’interno del CNR il Centro di studi “Opera del Vocabolario italiano”, dal 2001 divenuto Istituto del CNR, distinto dall’Accademia, ma che condivide con questa la sede nella Villa di Castello e che naturalmente usufruisce dell’indispensabile patrimonio librario e archivistico dell’Accademia.