LA FELICE ANNESSIONE
(Toto Pensabene)
Al momento dell’annessione, il Regno di Sardegna – ma lo si chiamava usualmente Regno di Piemonte – aveva più o meno gli stessi abitanti ( nove milioni ) e gli stessi chilometri quadrati ( centomila ) del Regno delle Due Sicilie: che non era il paradiso, ma nemmeno l’inferno d’Europa. “ I fatti valgono più delle opinioni “ si potrebbe dire con Francesco Saverio Nitti, studioso meridionalista e primo capo del governo ( 1919-20 ) nato nel Regno d’Italia, non in uno degli stati preunitari. Il suo Principi di scienza delle finanze, del 1903, offre lo strumento più immediato per smentire convinzioni radicate quanto superficiali.
Nel 1860 la riserva aurea degli Stati italiani, prima dell’annessione, ammontava in lire ( una lira valeva 4,5 euro ) a :
Regno delle Due Sicilie: 445,2 milioni
Regno di Piemonte: 27
Toscana: 85,2
Romagna, Marche ed Umbria: 55,3
Lombardia: 8,1
Parma e Piacenza: 1,2
Modena: 0,4
Venezia (1866): 12,7
Roma (1870): 35,3
Totale: 640,7 milioni di lire
A conti fatti, il Regno delle Due Sicilie possedeva oltre due terzi dell’oro di tutti gli altri Stati della Penisola messi insieme, e proporzioni analoghe valgono per il denaro in circolazione nei singoli Stati. In una lettera a Cavour, Liborio Romano – ministro dell’Interno di Francesco II, poi deputato del primo Parlamento unitario – dimostra come vennero depredati la Cassa di Sconto e il Banco Partenopeo, le due banche principali dell’ex Regno di Napoli. Attraverso un sistema di trucchi finanziari e irregolarità contabili, in un sol anno il governo piemontese “ prelevò “ 80 milioni di lire spendendone per il Meridione meno della metà.
Anche il numero dei poveri testimoniava, con buona pace dei luoghi comuni, uno stato sociale non disastroso: nelle cosiddette province napoletane e in Sicilia, erano poco più di centoventimila, ovvero l’1,40 per cento della popolazione. Più che in Piemonte e in Liguria ( 1 per cento), ma meno che in Lombardia ( 1,6), Romagna ( 2,11 ), Umbria ( 2,14 ), Toscana ( 1,83 ).
L’industria poi si era sviluppata con ritmi allora impensabili, impiegando fino a 1.600.000 addetti contro il milione o poco più del resto d’Italia. Disoccupazione e emigrazione erano pressoché assenti e nei numerosi ospedali e ospizi prestavano servizio ben 9000 medici.
( da “ IL SANGUE DEL SUD “ Antistoria del Risorgimento e del Brigantaggio
di Giordano Bruno Guerri )