Lettera aperta al Governatore Dott. Antonio Pogliese
( Carmelo Fucarino)
In primis un caloroso ringraziamento per aver voluto essere presente alla serata di gala per la celebrazione della 17a Charter Night del Lions Club Palermo dei Vespri, presidente il Dott. Vincenzo Ajovalasit. Serata veramente speciale perciò questa del 24 ottobre per la Sua pregiatissima presenza in questa location eccezionale del salone di rappresentanza e in quello delle feste del Palazzo Mazzarino, gentilmente concesso dal socio onorario Marchese Annibale Berlingieri di Valle Perrotta. Da insegnante e cultore di tali discipline comprendo che talvolta le citazioni di frasi di antichi autori latini e greci, peggio l’ostentazione di parole talvolta errate negli accenti e addirittura nel loro valore semantico da parte di cattedratici, possa dare un certo fastidio. Ma non abbiamo negato la velleità di citazioni in latino a esimi politici, neppure al Bossi che si dice fregiarsi di un diploma della meritoria Scuola Radio Elettra. Il grave, non si trattava naturalmente di questa serata, è che spesso le citazioni non hanno che un lontano accostamento, estrapolate dai tempi e dal contesto dell’opera. Se io voglio parlare di democrazia citando Aristotele, commetto un grave errore di riferimento, dati i tempi e la speciale connotazione del concetto in una polis ristretta. Così sono d’accordo che il celebre Alexìs de Tocqueville abbia espresso concetti profondi nel suo trattato De la démocratie en Amérique, che ebbe tanto successo e fu premiato dalla Académie française (1836). Ma quello che a noi interessa è la Deuxième partie, pubblicato nel 1840 e il Chapitre IV: De l’association politique aux États-Unis, preceduto da un altrettanto prezioso Chapitre III: De la liberté de la presse aux États-Unis, da spedire con telegramma urgente ai nostri rappresentanti che per salvare un giornalista stanno uccidendo tutta la libertà di pensiero. I due libri facevano seguito al viaggio negli Stati Uniti con l’incarico di studiare l’organizzazione penitenziaria nordamericana ed erano basati su impressioni personali. Leggo e trascrivo dalla semplice Treccani on line, s.v.: «Il libro secondo intende mostrare l’influenza dello stato sociale democratico sulle idee, sui sentimenti, sui costumi, sulla società civile, con metodo sociologico. Tuttavia il vero oggetto dell’opera è più il destino della società occidentale che l’assetto della società americana. In entrambi i tomi traspare la medesima preoccupazione: che la composizione sociale atomistica, principale frutto dell’eguaglianza delle condizioni, favorisca irrimediabilmente, attraverso un conformismo di massa, il sorgere di un governo dispotico e il progressivo svuotamento del concetto e della pratica della libertà politica».
Perciò interessanti le riflessioni ed esperienze personali dei partecipanti alla cosiddetta tavola rotonda sul tema “Dall’Associazionismo alla Società Civile: Dalle Analisi alle Proposte”, il prof. Salvatore Costantino, l’interrogato, con l’esperimento a Capo d’Orlando della rivolta antiracket di Gaetano Grasso, che mi richiama alla mente e al cuore il sacrificio di un eroe dei tempi brutti, dal nomen omen (quando il latino ci vuole, per dire un concetto proverbiale), Libero Grassi, e i giornalisti Nuccio Vara e Luigi Tripisciano, con il loro carico di esperienze professionali. Però, lungi da me il sospetto della piaggeria e dell’adulazione, non avendo nulla a pretendere, se non il successo del club, la sua tirata di somme è brillata per chiarezza espositiva e concettuale, per concretezza di proposte e di soluzioni. E qui sta il pregio di chi vuole pienamente “governare”, in una organizzazione piramidale e totalmente dirigistica, che è elitaria per statuto, non essendo praticabili le iscrizioni, ma possibili solo le cooptazioni per presentazione di un altro socio. La mia esperienza nel Club è recente, raggiunge appena il quinto anno, ma ho potuto farmi un’idea dell’organizzazione e delle finalità esclusive di “service”. Perciò in questo periodo di crisi del sistema, mi sono posto, almeno dopo l’allarme lanciato già da almeno un anno, la questione della crisi. Non sono d’accordo nel voler negare la diminuzione delle adesioni, comunque si definisca la questione. Pregiatissimo Governatore, se non esistesse, non porresti il problema con insistenti convegni per ricavare analisi e proposte. Si tratta, secondo me, di una crisi di disaffezione, di una calata di fiamma, come avviene per tutti i grandi amori con la crisi del settimo anno, perché occorre veramente un intenso amore per chiedere di far parte di un club che professa solo service, il dono di se stessi e dei propri beni per il benessere dell’anonima umanità. Perciò vorrei, da umile e semplice socio anonimo fra i milioni più esperti e dotati, avanzare qualche riflessione in proposito. La prima osservazione di base parte dalla richiesta di adesione e dalla sua accettazione. Non vorrei dire che si debbano usare i molteplici gradi di iniziazione degli adepti al sodalizio pitagorico. Ma certamente partiti dalla fisiognomica e dal carattere occorrerebbe fare maggiore attenzione sulle ammissioni. E qui dovrebbero lavorare con competenze sociologiche e psicologiche i comitati soci, perché si attivino non solo per negare o accogliere soci con criteri talvolta arbitrari e legati a personalismi, ma perché esaminino non le cariche private o pubbliche eminenti e il numero delle pubblicazioni, ma la reale, concreta motivazione di questa scelta impegnativa e onerosa in tutti i sensi. Se si entra per presunte agevolazioni di carriere o desiderio di immagine sociale, all’illusione subentra presto la disillusione e la defezione, spesso con lo spiacevole mancato pagamento delle quote associative. Da qui discende e qui sta il punto dolente di queste entrate ed uscite. In ogni contesto associativo, anche nell’impegno del lavoro, fondamentale è la motivazione. Ne abbiamo noi insegnanti esperienza della sua importanza: se non riesci a darne una ai giovani, ti trovi in classe degli zombi, abulici e svogliati, che occupano le sedie per dovere o peggio per costrizione e imposizione. E il fallimento della scuola sta proprio qui, se non riesci a comunicare il perché di Eschilo o di Virgilio, dei logaritmi o della partita doppia e dei bilanci. Prova questa mia riflessione il fenomeno dell’aumento delle adesioni nei paesi emergenti e il calo nei paesi in cui da decenni i club sono radicati, tutti senza esclusione, i Rotary inclusi. Seconda riflessione. In una società egoistica ed estremamente materialistica, priva di ideali e di idealità, può reggere da solo il semplice fine del “service”? Capisco, non si è un circolo culturale né un dopolavoro ferroviario o di pensionati, pur tuttavia neppure questi hanno altri scopi se non quelli esclusivamente ricreativi… Anche le associazioni cattoliche sanno per esperienza secolare che alla catechesi si deve associare l’intrattenimento e la socializzazione, emblematiche le forme di aggregazione della gloriosa Associazione cattolica, dai bigliardini ai campi di calcio. Non puoi riunirti per parlare solo di norme e di progetti, occorre anche un momento consociativo che non si risolva nelle sole tre o quattro conviviali annuali. Bell’immagine il convivium, “persone che bevono insieme”, ma Dante propose anche un altro convito, e tornando a Platone e al suo discepolo umile Senofonte, anche loro proposero in altro contesto elitario ed aristocratico, Platone un convito di eccezione in cui si discuteva di Eros. Non sarebbe quindi il caso di ripensare anche il modo di vivere il “service”, arricchendolo, senza scandalo e senza sembrar bestemmia, con la cultura e lo svago? Cosa può fare un Lion tra un “service” e un altro, senza perdere quello slancio eroico (da eros, l’eroico furore di Giordano Bruno) che lo ha portato ad aderire? Non c’è stato più grave della noia, della lunga assenza. E i giovani ne soffrono grandemente, tranne quelli che hanno riempito i loro cuori e la mente nel contatto vivo dell’altro, nell’empatia delle associazioni, nell’invasamento, talvolta nel fanatismo settario. Ritengo da freschissimo aderente che occorre riempire questi vuoti, rendere più frequenti gli incontri, arricchire le motivazioni perché si viva il club. È incontrovertibile che chi si allontana è stato deluso in qualcosa. Se le illusioni erano mal poste, ben giunga la sua fuga. Ma se cercava qualcosa di più solido e completo? La domanda si deve porre, senza infingimenti, altrimenti qualsiasi strategia è volta al fallimento.
Con deferenza e cordialità,
Palermo, 26 ottobre 2012
Carmelo Fucarino