I MIEI AMICI ORIENTALI *
( Raffaello Piraino)
Ritratto di Eleonora O’ Tama dello scultore Vincenzo Ragusa
Lo scultore Vincenzo Ragusa, nato a Palermo nel 1841 … vinse nel 1875 il concorso che il Governo Italiano bandì per designare tre artisti che avrebbero insegnato nella nuova Accademia di tipo europeo a Tokyo, e nel 1876 iniziò il suo lavoro di insegnante presso la Kobu Bijutsu Gakko. In quel lontano paese rimase un decennio e lavorò presso la corte imperiale, dove ritrasse l’imperatore Mutso Hito. Sposò la pittrice giapponese ‘O Tama Kiyohara, che a Palermo, convertitasi al cattolicesimo, prese il nome di Eleonora.
Sulla scia dell’esperienza di William Morris, Ragusa, assieme alla moglie, fondò a Palermo una scuola di arti applicate orientali oggi diventata, dopo molte trasformazioni, Istituto statale d’arte. Dopo la morte del marito, la pittrice continuò ad abitare a Palermo per molti anni ancora, ritornò poi a Tokyo dove morì. Le sue ceneri sono conservate in parte nella città giapponese in parte accanto alla tomba del marito. Qualche decennio dopo, altre personalità orientali animarono la scena artistica della città. Con la mia mediazione e quella dei critici d’arte Vittorio Fagone e Arno Hammacher, alla galleria Arte al Borgo furono esposte le opere della pittrice Yoshiko Noma e dello scultore Kengiro Azuma. La Noma abitava a Milano e proveniva da Parigi, dove aveva perfezionato le tecniche grafiche nel prestigioso Atelier 17 di Hayter. Nel 1963 al pubblico della città di Palermo proposi le sue opere astratte. Quell’operazione culturale fu alquanto azzardata visto che la cultura corrente era ancora ferma all’arte figurativa. Le raffinate incisioni commentavano la celebre opera Hagoromo ( il kimono celeste) – uno dei No più famosi di Seami Motokiyto ( 1363- 143)- che narrava le vicende di una fanciulla alla quale era stato sottratto il kimono, simbolo dell’energia vitale. La mostra incredibilmente incontrò il favore della critica e dei collezionisti locali. Azuma viveva anche lui a Milano. Giunse a Palermo con le sue opere nel 1965…. Era stato un kamikaze nel 1943 nella divisione aeronautica della marina imperiale. Il loro canto prima del volo suicida così diceva : “ Se andrò sul mare, il mio corpo tornerà sospinto dalle onde./ Se il dovere mi porterà sui monti, un tappeto d’erba sarà la mia copertura./ Per la salvezza dell’Imperatore non morirò in pace nella mia casa”.
*Da L’airone bianco e altri racconti– Coppola editore – Palermo 2009