IL NOBEL PER LA LETTERATURA 2012
( Gabriella Maggio)
Il Nobel per la letteratura quest’anno è stato assegnato al cinese MO YAN, letteralmente “ non parlare”, nome d’arte di GUAN MOYE . La motivazione espressa dall’Accademia Svedese è interessante, perché colloca lo scrittore e la letteratura cinese nell’ambito di quella mondiale : “ Attraverso una mescolanza di fantasia e realtà, prospettive storiche e sociali Mo Yan dà vita ad un mondo che, nella sua complessità, rimanda a quella delle opere di W. Faulkner e Gabriel Garcìa Màrquez , ma allo stesso tempo scaturisce dall’antica letteratura cinese e dalla tradizione orale”. Nella sua dichiarazione Guan Moye precisa che numerosi sono gli scrittori cinesi di grande rilievo che da tempo meritano un giusto riconoscimento.
Lo scrittore con queste parole interpreta bene il desiderio della cultura cinese di essere riconosciuta nel mondo, ma non mette in evidenza il motivo dell’esclusione, che è legato ad un sistema autoritario di governo . E questo di fronte al mondo pesa o pesava sulla immagine della Cina . Mo Yan è ben inserito nel sistema cinese e la sua critica al governo è ben celata nelle trame e nelle sfumature linguistiche delle sue opere. Questo non è il primo Nobel cinese, come le autorità di Pechino vogliono far sapere al mondo, ma è il terzo. Lo scrittore Gao Xingjian nel 2000 ha ottenuto il Nobel per la letteratura, ma siccome vive a Parigi, dove ha preso la cittadinanza, in patria viene ormai considerato uno straniero e le autorità cinesi hanno considerato un vero e proprio affronto il conferimento del Premio. Così è accaduto anche nel 2010 per il il Nobel per la Pace assegnato allo scrittore dissidente Liu Xiaobo , in carcere per aver preso parte alla protesta di Tienanmen nel 1989 e per essere stato tra i firmatari e i creatori del “Manifesto ’08 della democrazia in Cina”. Liu ha costantemente sottolineato che i diritti umani sono violati dalla Cina. L’occidente conosce Mo Yan soprattutto per il romanzo Sorgo Rosso dal quale nel 1987 il regista Zang Yimou ha tratto il film omonimo, di cui Mo Yan ha curato la sceneggiatura , premiato con l’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino nel 1988. I temi affrontati dallo scrittore sono personali, in particolare il legame con la madre, ma anche storico-sociali per raccontare la storia della Cina da un punto di vista antropologico.