Marie Curie
(Carla Amirante)
Nel 1903 Pierre e Marie Curie furono insigniti del premio Nobel per la fisica. Fu un avvenimento molto importante perché si premiavano i due scienziati per le loro scoperte sulle sostanze radioattive, dalle quali in seguito sarebbe nata la radiografia con le sue molteplici applicazioni; ma fu un avvenimento molto importante anche perché, per la prima volta nella storia, si riconosceva ad una donna delle grandi capacità speculative. Maria Sklodowska, conosciuta con il cognome del marito Curie, nasce nel 1867 a Varsavia; inizia gli studi prima da autodidatta con il padre, professore di matematica e fisica, continua poi gli studi superiori sempre a Varsavia, ma, poiché nel suo paese, la Polonia russa, alle donne è vietato intraprendere la carriera scientifica, nel 1891 si trasferisce in Francia, a Parigi per iscriversi all’Università della Sorbona, dove si laurea in chimica e fisica.
Nella capitale francese incontra il professore di fisica Pierre Curie che, sposandolo nel 1895, diviene suo compagno di vita e di laboratorio. La famiglia si arricchisce presto di due bambine che però non impediscono il lavoro dei genitori, i quali, senza aiuti e con mezzi rudimentali, non si scoraggiano e continuano le loro ricerche scientifiche nel campo della fisica. In un locale di rue Lohmond i Curie allestiscono un piccolo laboratorio e giungono presto alla scoperta di due nuovi elementi chimici: il radio ed il polonio. Marie nel 1897, insieme al marito, studia attentamente i raggi spontanei emessi dall’uranio, da poco scoperti dallo scienziato H. Becquerel, e si accorge che l’intensità della radiazione è proporzionale alla quantità di uranio presente nel sale, riconosce pure la stessa proprietà nei sali di torio. Comprende anche che l’atomo non è la particella più piccola della materia, come si credeva al suo tempo, e dà il nome di radioattività al fenomeno studiato. La scienziata, continuando le ricerche, ha modo di rendersi conto che altri due minerali, la torbenite e la pechblenda sono molto più radioattive dell’uranio puro ed infatti, nella sua pubblicazione del 1898 sul bollettino dell’Accademia delle Scienze francese ed sulla rivista polacca “Swiatlo” annuncia che dalla pechblenda è stato ricavato un metallo nuovo che chiamerà polonio, un omaggio alla sua Polonia. Molto presto con il marito giunge a scoprire, sempre nella pechblenda, una sostanza ancora più radioattiva del polonio, che viene battezzato da loro radio; per questa scoperta di importanza fondamentale in campo scientifico, i Curie ricevono il premio Nobel per la Fisica nel 1903. In questa occasione ammirevole fu il comportamento dei Curie, che non pensarono al guadagno depositando il brevetto internazionale per il processo di isolamento del radio, ma disinteressatamente, per amore della scienza, permisero che altri studiosi potessero usare liberamente delle loro scoperte.
Dal 1903 in poi per Marie sono anni di grandi soddisfazioni, molto intensi ma anche difficili e travagliati perché non ama la notorietà; i giornalisti che la intervistano, le fanno perdere tempo per gli studi e la descrivono essenzialmente come una donna di casa che collabora al lavoro del marito. Nel 1906 Pierre Curie muore tragicamente investito da una carrozza; Marie riesce a superare il grande dolore per amore delle figlie, scrivendo la biografia del marito e continuando gli studi. Nel 1910 dopo la bocciatura di una sua candidatura all’Académie, le viene assegnata dalla Sorbona la cattedra di fisica, tenuta prima da Pierre: diviene così la prima donna professore universitario nella prestigiosa università. Nello stesso periodo forti critiche ed un grosso scandalo si abbattono su di lei, critiche perché aveva difeso pubblicamente nel 1903 il colonnello Dreyfus, ingiustamente accusato di tradimento, scandalo per una molto chiacchierata relazione con il fisico Paul Langevin, sposato e che era stato anche allievo del marito. Poi (sempre prima donna nella storia) Marie riesce ad isolare il polonio puro ed il radio puro, stabilendo l’unità standard internazionale di radio; per questo successo riceve il secondo premio Nobel per la Chimica nel 1911. L’anno seguente fonda l’Institut du Radium, che oggi si chiama Institut Curie ed è tuttora un importante istituzione scientifica per la ricerca sul cancro; poi, nel 1914, la Sorbone costruisce per lei un laboratorio di ricerca secondo i criteri richiesti dalla scienziata e glielo consegna nominandola direttrice. Allo scoppio della prima guerra mondiale, la studiosa sospende l’insegnamento e le ricerche di laboratorio per applicare la sua scoperta alla medicina e portare così aiuto ai soldati al fronte. Con la figlia Irene, gira tra gli ospedali da campo su di una piccola vettura da lei stessa concepita dove può fare radiografie ai feriti, di queste auto ne fa realizzare 18 che da lei prenderanno il nome di “petites Curie” e sono gestite da infermiere specializzate, da lei istruite. Finita la guerra dà lezioni anche ai soldati americani e scrive “La radiologie et la guerre”, accoglie nel suo Institut du Radium gli scienziati che vengono da tutto il mondo; ma non si limita solo allo studio ed all’insegnamento, viaggia tra l’America, l’Europa e la sua Polonia per raccogliere fondi da utilizzare per la ricerca e per aprire un altro laboratorio nell’università di Varsavia, S’impegna inoltre nella vita politica della sua terra natia per l’emancipazione femminile e per la pace, partecipa insieme a A.Einstein e P.Langevin alle commissioni scientifiche della Lega delle Nazioni, della quale è vicepresidente.
Marie Curie muore nel 1934 di anemia perniciosa a causa della sua lunga esposizione alle sostanze radioattive, che furono tante da inquinare anche i suoi appunti di lavoro e i suoi ricettari di cucina, considerati così pericolosi da essere in seguito custoditi in scatole piombate e consultati solo indossando abiti di protezione. Ella fu, come il marito, di costumi molto semplici, molto disinteressata riguardo al denaro ed agli onori, non brevettando le sue scoperte e rifiutando per ben due volta la Legion d’onore che lo Stato francese le offriva. Ci sono delle frasi da lei pronunciate che svelano molto bene il suo carattere: “Nella vita non c’è nulla da temere, solo da capire”, “ Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fate”.