MADAMA BUTTERFLY
( Salvatore Aiello)
Roberto Aronica e Daniela Dessì
Si è riavviata, dopo la pausa estiva, la Stagione 2012 del palermitano Teatro Massimo con Madama Butterfly, opera, nonostante il tonfo iniziale, destinata ad imporsi , a riscuotere amore, successo per la sua calda umanità e per una vicenda che trascende fatti di cronaca, recuperandone l’eterno drammatico dissidio dei profondi umani sentimenti. “ La farfallina volerà” così si esprimeva Pascoli il 20 aprile 1904 sul Giornale d’Italia sostenitore di un Puccini desolato e triste come si evince dalla lettera a Camillo Biondi del 19 febbraio sempre dello stesso anno dopo l’ostilità aperta del pubblico e della critica vogliosi di boicottare la creazione più sentita e suggestiva che il musicista avesse concepito .
Il pubblico palermitano invece le ha dimostrato da sempre affezione, sin dalla prima apparizione nel 1906, con la leggendaria interpretazione della forlivese Maria Farneti. Butterfly è per grandi cantanti attrici impegnate sia vocalmente che sul piano dell’interpretazione ; non faremo qui l’elenco delle grandi cantatrici che hanno attraversato il secolo e che rimangono vive nella memoria di noi ascoltatori che avemmo la fortuna di vederle agire e creare questo personaggio che da ingenua quindicenne infatuata ed entusiasta via via, attraverso il dolore dell’inganno e dell’abbandono diventa donna e in ultimo, allorchè ha perso l’ubi consistam, senza quindi più un’ identità, dimidiata tra le origini giapponesi e le adesioni al mondo occidentale americano, preferisce sottrarsi alla luce della vita ed immolarsi,novella Didone , in una generosa offerta, bruciante del suo amore materno. Lo spettacolo si giovava delle scene rigorosamente fredde ed essenziali e dei tradizionali costumi di Beni Montresor, degli efficaci giochi di luci di Claudio Schmid ,della chiara regia di Andrea Cigni. Si puntava sul ritorno di Daniela Dessì che nel 2002 ne era stata la protagonista; la sua è stata ancora una prova di canto all’italiana per timbro, fraseggio, volume , linea vocale ma le faremmo torto se non ne lodassimo la perizia e l’intelligenza tecnica, la scioltezza scenica che si faceva apprezzare particolarmente per la sobrietà e l’impegno di dare risalto all’umanità del personaggio senza gratuiti bamboleggiamenti ma dritta a coglierne i trasalimenti dell’anima. Roberto Aronica nei panni di Pinkerton sfoggiava una vocalità piena e squillante ma che non sempre riusciva a dominare restando in qualche momento avara di mezzevoci, piani e legato. Al console Alberto Mastromarino, anche lui dotato di uno strumento imponente, mancavano momenti di più calda umanità frutto di un canto soprattutto morbido e più partecipe, Giovanna Lanza disegnava una Suzuky fervida, di puntuale musicalità e di buona presenza scenica; completavano il cast il l’efficace Goro di Massimiliano Chiarolla, l’invadente Yamadori di Federico Longhi , il tonitruante Bonzo di Ramaz Chikviladze, il Commissario imperiale di Claudio Levantino, l’Ufficiale del registro era Giovanni Lo Re. La direzione era affidata a Marcello Mottadelli dai gesti esagitati, dalla conduzione non sempre organica del tessuto orchestrale e con una discontinua visione della concertazione. Bene il coro istruito da Andrea Faidutti.