Novelle Italiane: Con Leggerezza e Forza Di Sogno

( Daniela Scimeca )

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Jaroslaw Iwaszkiewicz

Jaroslaw Iwaszkiewicz è uno scrittore, saggista, drammaturgo e poeta polacco poco conosciuto in Italia. Eppure, grazie a numerosi viaggi nel nostro paese, si lascia incantare da panorami, sapori, odori e dalla sua gente, dalle caratteristiche psicologiche e sociali così sfumate e complesse, e ne prende spunto per scrivere le Novelle italiane (1947). Lo seduce soprattutto la Sicilia, e proprio nell’isola sbarca nel Settantanove, in occasione del Premio Mondello, che i siciliani gli conferiscono dopo aver riconosciuto l’importanza e il valore della sua scrittura, e ufficializzando il legame con questa terra. Di particolare interesse dunque risultano quelle ambientate in Sicilia, terra ricca di simbologia che  ispira le brevi storie Il ritorno di Proserpina e Hotel Minerva. E grazie alla sapiente traduzione di Cesary Bronowski, oggi possiamo leggerle e conoscerle in italiano, pubblicate dalla casa editrice Metauro.

In occasione di un incontro sul tema, ho avuto l’onore e il piacere di intervistare il professore ordinario di Letteratura e Storia del Teatro Italiano, nonché Direttore della Cattedra di Lingua e Letteratura Italiana presso l’Università Nicolò Copernico di Torun in Polonia, che con pazienza e grande cortesia ha risposto alle mie domande.
Scimeca : Gentile Professor Bronowski, analizzando la biografia si nota come Iwaszkiewicz viaggi molto in Italia, e dall’Italia tragga suggestioni culturali che lo portano a scrivere le Novelle. Qual è dunque il suo rapporto con la cultura e la nostra letteratura? Possiamo rintracciare delle analogie con gli autori italiani suoi contemporanei?

Bronowski : Iwaszkiewicz ha molti contatti con la letteratura europea in generale, io direi. Parlava sia il francese che il tedesco, fu influenzato quindi soprattutto dalle letture e dalla letteratura francese e tedesca. Poi l’impatto col mondo italiano lascia traccia sulla sua formazione intellettuale e letteraria, in particolare grazie alla triade Dante, Boccaccio e Petrarca, che ispira la sua raccolta poetica sulla scia del Canzoniere e di tutti i grandi autori fino a D’Annunzio, Papini e Marinetti.
Dal manifesto futurista di quest’ultimo si lascia sedurre e fonda un movimento in Polonia, meglio conosciuto come “Skamander”, che identifica un gruppo rivoluzionario desideroso di cambiare i canoni della cultura polacca, sulla scia dei nuovi principi e interessi artistici.
Scimeca : C’è dunque un ampio confronto con gli autori e la cultura italiana.
Sì, un confronto fluido e dialettico che porta Iwaszkiewicz a una continua riflessione su temi e problematiche, e ne fa un autore che mira ad attingere cultura a livello europeo.
Quali sono gli elementi di novità della scrittura di Iwaszkiewicz rispetto agli scrittori italiani e siciliani?
Bronowski : L’aspetto più innovativo e caratterizzante della sua scrittura è sicuramente la sua estrema versatilità nel cambio dei registri, da quello più aulico e ricercato ad uno più quotidiano e colloquiale, aspetto molto difficile da rendere con la traduzione, e che inevitabilmente perde un po’ della sua pertinenza.
Scimeca : Come mai ha scelto di tradurre proprio le due novelle ambientate in Sicilia?
Bronowski : Primo, per offrire ai siciliani una lettura nuova e sconosciuta della loro terra, e fare una rassegna delle caratteristiche siciliane che hanno una portata universale e descrivono un mondo mitico, che si configura come immobile nel tempo e nello spazio.
Secondo, per un interesse personale e per un amore particolarissimo che mi lega alla Sicilia, ricca di spunti e suggestioni sempre nuove.
Scimeca : L’isola dunque incanta Iwaszkiewicz, e da essa recupera la tematica simbolica e che si configura quasi come una caratteristica atemporale. Possiamo rintracciarvi dunque un valore universale?
Bronowski : Iwaszkiewicz, attraverso la natura e il mito, costruisce un sistema volto a far notare la natura ambigua dell’uomo. In particolare nel ritorno di Proserpina. Egli attua una trasfigurazione, ossia trasfigura il mito facendo tornare in Sicilia, ciclicamente, un’originalissima Proserpina americana di nome Kore. Qui, consuma la propria passione ricambiata da Dick, moderno Plutone. Ma l’autore attua anche e soprattutto una demitizzazione, quando la protagonista sposa un altro uomo mandando in frantumi l’idillio amoroso vissuto fino a quel momento, e mettendo in evidenza l’estrema fragilità umana fatta di incoerenze e contraddizioni. Iwaszkiewicz lascia dunque un finale aperto, la possibilità soggettiva di interpretare liberamente la storia alla maniera pirandelliana.
Scimeca : La componente passionale è presente anche nell’altro racconto…

Bronowski : Sì, in Hotel Minerva la storia ruota intorno alla passione e si sdipana tramite la protagonista Rosalia, che solo attraverso il fascino che suscita in lei l’Ing. Szmid intuisce il senso dell’arte, del bello, e quindi anche dell’amore del suo uomo, Carmelo.
Scimeca : La componente passionale ha forti legami con la cultura siciliana, ma lontanamente anche con quella romana e la mitologia greca. Possiamo rintracciare un’evoluzione in questo senso?
Bronowski : Penso proprio di sì: sul piano cronologico e culturale si può rintracciare un filone. La passione è un argomento presente in tanti racconti e novelle. Qui evoca la pluralità delle passioni, ossia i suoi tanti aspetti e le sue infinite sfaccettature nei rapporti umani. Passione in positivo ma anche in negativo, un fuoco che divora e distrugge. Iwaszkiewicz sceglie la Sicilia come ambientazione ricca di cultura d’ascendenza greco-romana, e insula felix momentanea, in quanto nulla dura per sempre. La configura come terra paradisiaca piena di odori, sapori, splendidi paesaggi, ma anche come luogo di passaggio, una sorta di paradiso perduto.
Scimeca : La natura ha un ruolo di primo piano. Ci può essere anche qui un carattere di universalità?
Bronowski : Certamente. Anche la natura può avere un’universalità con i suoi caratteri distintivi descritti in termini di panorami, paesaggi, odori, sapori primitivi.
Scimeca : Quali sono le difficoltà di un traduttore che si mette all’opera su testi di un autore così complesso?
Bronowski : Le difficoltà maggiori sono quelle legate all’atto propriamente lessicale, cioè relative all’uso quotidiano di certe parole o modi di dire. In questa complessa operazione di trasposizione mi ha aiutato molto la conoscenza della Sicilia, della sua gente e delle sue abitudini, anche linguistiche.
Scimeca : È inevitabile che alcune caratteristiche stilistiche ed espressive – proprie della lingua d’origine – vengano perse: lost in translation. Passione, intuito e scrupolo del curatore, uniti ad altrettanti da parte del lettore, riescono a rendere comunque l’idea e la portata del lavoro, di ciò che attraversa le righe, laddove l’arte e il sentimento le percorrono con leggerezza e forza di sogno.

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