Federico II e il Birdwatching
(Daniela Scimeca)
Talvolta, studiando la biografia dei personaggi del passato emergono forti le passioni, gli odierni hobbies. Siamo infatti fin troppo abituati alle descrizioni ingessate, presenti sui libri scolastici, di valorosi condottieri e imperatori nelle loro vesti ufficiali, da non accorgerci che erano uomini con pregi e difetti, debolezze, preferenze, spesso dediti a passatempi disparati. Ad esempio si rimane stupiti quando si viene a sapere a chi risale il primo vero trattato di ornitologia. De Arte Venandi Cum Avibus (“Sull’arte di cacciare con gli uccelli”), appunto, risale a Federico II. Proprio lui, che volendo concentrare la sua vita in due espressioni, da semplice puer apuliae diviene stupor mundi. Federico imperatore è una delle figure più studiate e indagate dalla storiografia occidentale.Personalità eclettica e complessa, erede della corona germanica e di quella siciliana, è stato un personaggio affascinante e di immensa cultura, brillante nella conoscenza delle lingue, nelle doti diplomatiche; noto ai contemporanei per la sua crudeltà e spietatezza nei confronti del nemico.
Ebbene, quando il nobile combattente si toglieva corona e corazza aveva un hobby, la passione per i falconi. Un interesse che spesso lo portava lontano dai suoi doveri di imperatore e gli permetteva di rilassarsi, stando un po’ solo. Amava a tal punto la caccia col falcone che decise di scriverci un trattato. L’opera risultò essere incredibilmente moderna per l’epoca, non solo per l’argomento in sé, ma soprattutto per l’approccio scientifico e il taglio oggettivo che egli si sforzò di dare all’opera. Fin dalla sua premessa dichiara che l’arte della falconeria è subordinata alla scienza naturale, e il suo proposito è di investigare ea quae sunt, cioè le cose come sono nella realtà. Siamo dunque ben lontani dai bestiari, che andavano tanto di moda nel medioevo, con il loro approccio simbolico-religioso e le loro mirabolanti descrizioni di draghi e unicorni. La volontà di un approccio scientifico – il più vicino possibile alla realtà – è testimoniato negli splendidi disegni presenti nella redazione più nota, commissionata dal figlio Manfredi. Nel manoscritto, conservato alla Biblioteca Vaticana (codice Pal. Lat. 1071), si possono ammirare illustrazioni di svariati uccelli e molte specie differenti nelle caratteristiche fisiche, come il piumaggio, o nelle loro abitudini e comportamenti. Nelle descrizioni, Federico si mostra attento e scrupoloso, non tralascia nulla e si accosta parecchio alla moderna ornitologia nel classificare e descrivere i volatili, così come nel riflettere sul loro comportamento istintivo. È indubbio che prima di scrivere li abbia osservati a lungo e con la massima cura, anticipando il moderno birdwatching. Federico però era sprovvisto di binocoli, cannocchiali e teleobiettivi, va da sé che il background, la sua conoscenza enciclopedica, nascono dalla sola esperienza personale. Alcune volte addirittura smentisce antiche credenze, come nel caso degli avvoltoi, ritenuti in grado di rintracciare le carogne attraverso l’olfatto. Il suo scrupolo lo porta a verificare, confrontare, sfatando miti e leggende, e facendo spazio alle prime sperimentazioni di genere. Nel caso suddetto, impossibilitati alla vista alcuni avvoltoi, fece mettere davanti a loro della carne, dimostrandone l’incapacità di percepirne l’odore. Altre volte, sperimenta i piccoli e grandi miracoli della natura, come quando gli regalano una nidiata di un uccello che lui chiama praenus, e si accorge subito che tra i pulcini ve ne è uno strano e quasi deforme, una sorta di antenato del brutto anatroccolo. Decide quindi di nutrire il piccolo cum diligenti custodia (accuratamente), curioso di vederne la trasformazione. Alla fine, ne spunterà un cuculo. Proseguendo gli studi, arriva a definire gran parte della struttura fisica dei volatili. A lui sono attribuite la scoperta dei muscoli che permettono il volo, e la descrizione del diverso funzionamento dello stomaco negli uccelli carnivori da quelli granivori. La sua curiosità è insaziabile e le sue indagini, spesso, lo occupano lungamente. Il suo sguardo instancabile testimonia un approccio agli animali e alla natura davvero nuovo per l’epoca. In ciò, il Federico II ornitologo ha un’aura molto diversa da quella che si apprende sui libri. L’opera e l’intero lavoro di ricerca testimoniano il rispetto della natura e l’agio con il quale in essa l’uomo si muove, benché originate dalla pratica della caccia, uno dei più contestati "sport" dell’attualità, un tempo fondamentale per il sostentamento. Dismessa la ferocia del fucile, l’imperatore osserva la fauna del cielo e ne ammira le caratteristiche. Descrive gli uccelli come esseri che fanno della libertà la loro ragione di vita, e rimanda l’immagine di un uomo che coltiva la sua passione e vuole condividerla.