EVA PERÓN, MITO DI UNA NAZIONE
( Gianfranco Romagnoli*)
Il 26 luglio 1952, consumata da una lunga malattia, moriva all’età di trentatrè anni Eva Duarte de Perón, universalmente nota come Evita, il nome che è stato dato come titolo a un noto film di qualche anno fa sulla sua vita. Era nata il 7 maggio 1919 nella pampa argentina, e precisamente nel villaggio di Los Toldos, figlia illegittima del piccolo notabile locale Don Juan Duarte e di Juana Ibarguren, donna d’umile condizione nata Nuñez, di origine basca. Non è agevole sintetizzare in poche righe la vita di colei che, nel bene e nel male, è stato un personaggio che occupa un posto rilevante nella storia argentina, e non soltanto per il suo matrimonio con il Presidente Juan Perón. Per sommi capi, diremo che, dotata di un gradevole aspetto e desiderosa di farsi strada nello spettacolo, abbandonò all’età di quindici anni il suo villaggio natio per recarsi nella capitale Buenos Aires. Ottenne alcune scritture in teatro per parti o in compagnie di giro di second’ordine ed esordì nel cinema. La notorietà arrivò tuttavia attraverso la radio, che la chiamò ad interpretare alcuni radiodrammi, e le sue foto cominciarono ad apparire regolarmente sulle copertine delle riviste. Ebbe parti importanti in alcuni altri film.
Nel 1943 (o, nella versione ufficiale, all’inizio del 1944) conobbe il colonnello Juan Domingo Perón, che a seguito di un golpe militare era entrato al governo come Segretario del Lavoro e degli Affari Sociali, carica rispondente agli obiettivi sociali del peronismo, il movimento filofascista da lui ispirato, e ne divenne l’amante e la collaboratrice politica. Invisa all’esercito e all’opposizione democratica cercò il suo sostegno nel popolo, dal quale proveniva. L’occasione si presentò con l’ennesimo golpe militare del 1945, che portò all’imprigionamento di Perón. Evita (anche se alcune versioni tendono a negarne o minimizzarne il ruolo) si mise alla testa della oceanica manifestazione dei descamisados, i diseredati “senza camicia”, che marciò sulla Casa Rosada, la residenza presidenziale, reclamando la liberazione dell’amato capo ed ottenendola. Alle successive elezioni, Perón divenne Presidente della Repubblica Argentina. Il ruolo di Evita come anima del Justicialismo, il partito unico peronista la cui ideologia è compendiata nel suo libro autobiografico La razón de mi vida, era ormai disegnato. Sposa il Presidente, assumendo così un ruolo ufficiale che svolgerà nel suo viaggio in Europa quale ambasciatrice del suo Paese e del regime peronista, suscitando ovunque ammirazione anche per la sua bellezza e per la sfarzosa eleganza che esibisce. Quest’ultimo aspetto può apparire in contrasto con la sua figura di leader populista: ma sono gli stessi descamisados a volerla bella, elegante, impellicciata ed ingioiellata, una figlia del popolo come loro ma con tutte le insegne del lusso, alimentando anche così il suo mito di Madona del los humildes (Madonna degli umili). Titolo che si spiega con il fatto che la sua popolarità, sconfinante in fama di santità, è legata al suo prodigarsi, senza risparmio di ore e di energie (ciò che contribuirà alla sua prematura fine), a favore del popolo attraverso la Fondazione Eva Perón, nella cui sede lei stessa, continuamente, riceve file interminabili di poveri che chiedono il suo aiuto, non mandando via nessuno insoddisfatto: una politica sociale comportante ingenti spese che, insieme a quelle pazze di rappresentanza, dissestano le finanze dell’Argentina, Paese potenzialmente ricco. E’ già malata di cancro quando il “suo” popolo la reclama a gran voce come Vicepresidente della Repubblica, ma i militari sono contrari all’ascesa di una donna e il marito non la sostiene, forse anche perché la percepisce come rivale, sicchè il 17 ottobre 1951, davanti a una immensa folla che la incita ad accettare, rinuncia a candidarsi. Nove mesi dopo, alle 20,25 del 26 luglio 1952 Evita muore. Tredici giorni di lutto, il dolore di un’intera nazione, funerali solenni con imponente concorso di popolo: si chiude un’epoca storica. Il regime non sopravviverà a lungo alla scomparsa di colei che fu la sua anima. Evita, amata e odiata con pari intensità, entra e rimane nella leggenda.
*Vicepresidente e Delegato per la Sicilia del Centro Internazionale di Studi sul Mito