Un testimone ironico e commosso del nostro tempo
(Irina Tuzzolino)
L’8 marzo è morto a Roma all’età di 84 anni il poeta Elio Pagliarani, autore di molte raccolte in cui sono protagonisti personaggi popolari colti nel grigiore della vita quotidiana, a volte visti con occhio ironico. In questa scelta l’ha certamente guidato l’esperienza d’insegnante delle scuole serali a Milano e di redattore dell’Avanti! .In tutte la sue raccolte poetiche ha mantenuto sempre un forte impegno civile e morale. Il poemetto La ragazza Carla, è un racconto focalizzato su una ragazza milanese, Carla, che dopo avere frequentato un corso di stenodattilografia, trova lavoro presso un’azienda facendo così esperienza della vita senza scrupoli dell’azienda, dell’aggressione sessuale del padrone ed del conseguente dominio di classe. Oltre al tema anche l’impasto stilistico risulta innovativo per la presenza di espressioni liriche che si mescolano a quelle realistiche, ai termini tecnici, al gergo burocratico e politico,alle filastrocche infantili. Secondo Pagliarani la poesia ha due compiti precisi, contestare i significati precostituiti già usurati e progettarne nuovi.
Dopo la pubblicazione del poemetto La ragazza Carla nel 1960, il poeta aderisce al Gruppo ’63, nome con cui si indica la neoavanguardia, esperienza poetica nata a Palermo nel 1963. Ne condivide l’idea di poesia come operazione conoscitiva, che si realizza con la ricerca di un nuovo linguaggio poetico lontano dalla tradizione e dall’uso colto e perbenista. Dopo l’esperienza dell’avanguardia, conclusasi storicamente nel 1968, Pagliarani le resta in fondo legato, come traspare ne La ballata di Rudi, in cui racconta i cambiamenti delle persone e dei luoghi a Viserba, suo luogo natale. Riprendendo la tradizione romantica della ballata, in cui si fondono narrazione ed immaginazione, scrive un romanzo in versi che rappresenta metaforicamente la storia d’Italia. Con quest’opera ha vinto il premio Viareggio nel 1995.