Quei geniali architetti che resero uniche le nostre città (Cap.III)

( Tommaso Aiello)

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Loggiato dell’atrio dell’Università di Catania.Foto Aiello

Consentitemi di riportare la premessa di Giovanni Di Blasi ,nel secolo XIX,al suo “L’architettura in Sicilia”,in quanto dà luce a questo mio tentativo di evidenziare l’attività di alcuni architetti siciliani che lavorarono all’abbellimento delle nostre città. “Mentre occupavami delle note al Lessico topografico di Vito D’Amico,mi fu d’uopo di considerar la Sicilia,questa più volte madre di civiltà,in tutti i suoi vanti,in tutte le sue glorie.E forte io stupiva nel vederne oscura la fama nelle arti del bello sin dopo le classiche epoche di Grecia e di Roma;mentre essa,dominando qui i musulmani,vide progredire maravigliosamente ogni maniera d’arte;indi sotto i normanni precedette l’Italia nello sviluppo dell’arte ortodossa;e nel sestodecimo secolo spinse la sua scuola di pittura e di scultura al rango quasi di quelle di Toscana e di Venezia.Parte per nimicizia di fortuna,parte per trascuranza di noi stessi,o per traviamento dalle sane idee,pochissimo han detto di tanta virtù i nostri,gli stranieri han taciuto.Ma percorrendo per poco le diverse parti dell’isola,tanti e tali artistici tesori si rinvengono dell’età moderne,che lasciarle ancora in obblio reputerei delitto.In tal congiuntura ho fermato proposito di raddensar la materia che le arti siciliane riguarda,e condurne la storia dall’eta dei normanni sino ai giorni presenti.Giudichino i miei leggitori questo primo periodo che io loro ne offro;ma diamo bando alle idee preconcepite.Bastami allora che al mio ardire giovanile siano indulgenti,poiché deriva dall’amore che io sento per le arti di questa cara Sicilia.”

E allora continuiamo il nostro lavoro con una maggiore speranza che queste note possano far ritornare alla mente di chi ci legge una non disprezzabile,se non talvolta artisticamente grande,attività di alcuni nostri architetti. Parleremo in questo capitolo di Giovanni Battista Vaccarini che sebbene fosse nato a Palermo nel 1702 dall’intagliatore in legno Gerlando Vaccarini e da Francesca Mangialardo,si può considerare catanese d’adozione(ricevette infatti la cittadinanza onoraria nel 1735)perché contribuì alla ricostruzione della città dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693 che aveva devastato la maggior parte delle città orientali dell’isola.Morì a Palermo l’11 marzo 1768 e venne sepolto nella chiesa dei Crociferi in Via Maqueda.Allievo di Luigi Vanvitelli lo troviamo a Roma, su richiamo del cardinale Ottoboni,dove potè studiare le opere del Bernini e del Borromini e frequentare l’accademia di San Luca.L’esperienza romana lo manterrà.comunque,vicino all’architettura berniniana.Il barocco del Vaccarini si può considerare rielaborazione delle forme e del ritmo classici,insieme all’uso dei materiali e degli stilemi del repertorio tradizionale catanese.Assai fecondo,le sue opere rappresentano molta parte del paesaggio urbano. Il Palazzo Universitario del 1730 è la prima opera dell’architetto nella città che si va ricostruendo. L’edificio riprende,secondo il Boscarino,”il tipo a blocco con cortile quadrato”.Il Vaccarini conferisce all’edificio una tra le sue più riuscite disposizioni architettoniche,erigendo il cortile quadrangolare su un doppio ordine di loggiati che si sviluppano attorno all’elegante pavimentazione decorata da un ornato geometrico in pietra calcarea e lavica.  Davanti al Palazzo Universitario sorge il Palazzo di Città,del quale nel 1735,in sostituzione dell’antica Loggia, Vaccarini modifica i prospetti,continuando l’ordine delle paraste a bugne diamantate,con piatte lesene,e innalzando una regale tribuna sul portone principale che è posto tra quattro colonne di granito disposte a coppia.

 

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 Palazzo comunale o senatorio

Tra le lesene che abbracciano i due piani superiori e l’architrave,corre un mensolone a campanelle.Un classico timpano,tra le cui modanature primeggia un elegante gocciolatoio,corona l’edificio.La parte superiore è ritmata dalle finestre,anch’esse semplici.  L’idea dell’ordine architettonico,che nelle successive opere non trova più ostacoli,è qui costretto a integrarsi a preesistenze di gusto decorativo enfaticamente barocco.Nella corte interna è possibile ammirare le due carrozze del XVIII secolo con le quali il giorno della processione(di Sant’Agata)le autorità cittadine raggiungono la chiesa di S.Biagio,in Piazza Stesicoro,per offrire i ceri alla Santa.

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Catania – Il Duomo

A 31 anni(a 29 secondo G.Policastro)gli fu assegnato il prospetto della cattedrale di Catania.Il Vaccarini vi inserì le colonne marmoree dell’Odeon greco e del Circo romano.Il problema della facciata del Duomo non è però di semplice soluzione perché fin da quando viene posta la prima pietra,il modello del Vaccarini venne contestato,tanto che l’architetto decide di recarsi a Roma per far giudicare il prospetto dagli accademici di S.Luca,dai quali ottiene l’approvazione,sostenuto anche dall’amichevole consenso del Vanvitelli.I lavori interrotti per un lungo periodo,vengono ripresi e terminati,secondo il Boscarino(1986),nel 1757.Per altri invece all’originario modello sarebbero state apportate delle modifiche,in seguito accettate,e nel gennaio del 1761 l’opera sarebbe risultata quasi compiuta.Comunque la parte che meglio mostra lo stile di Vaccarini,che contribuì all’esuberante tardo barocco siciliano,resta la facciata,movimentata,come abbiamo detto,da colonne e specchiature alternate di marmo bianco e pietra lavica.L’aspetto massiccio sottolinea come il Duomo,iniziato dal conte Ruggero il Normanno e ripreso nel 1169,fosse concepito come chiesa fortificata.Il lato nord presenta un bel portale cinquecentesco,con una trabeazione ornata da putti;ma è la facciata,come dicevamo,che è un capolavoro ed è una delle cose migliori del Vaccarini.L’interno custodisce notevoli opere d’arte e accoglie celebri sepolture.Spiccano l’ottocentesca tomba di Vincenzo Bellini e due sarcofagi,uno grandioso di età romana e l’altro gotico.Nell’abside destra si apre la cappella di Sant’Agata,nonché la splendida porta a rilievi che immette al tesoro della Santa che conserva pregevoli opere di oreficeria. La chiesa di Sant’Agata è sicuramente l’espressione più grande delle opere sacre realizzate dal Vaccarini;è evidente”la prodigiosa compenetrazione tra struttura e decorazione,tra retta e curva,tra meccanica e poesia”.Il Vaccarini svolse con originalità alcuni spunti borrominiani da Sant’Agnese in Agone,evidenti nella pianta centrale sormontata da un’alta cupola e nella delicata fronte mossa da leggere increspature concave e convesse e caratterizzata da paraste con originalissimi capitelli. Proprio la finezza dei dettagli(cornici,balaustre,finestre)fu una caratteristica sempre presente nella sua opera,anch’essa derivata dall’educazione romana dell’architetto. La chiesa della Badia di Sant’Agata,definita”gioiello prezioso della città”,ha pianta a croce inscritta in un ovale.

 

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Catania,particolare della chiesa della Badia di Sant’Agata.Foto Aiello

Sulla facciata,il portale a colonne binate,arretrato rispetto ai due corpi convessi che lo fiancheggiano,è costituito da elementi decorativi catanesi:le palme,la corona e i gigli dei capitelli sono proprio i simboli di Sant’Agata,protettrice della città. Una cuspide corona il portale e segna il limite della parte inferiore in ombra e di quella superiore illuminata.Sopra il massiccio attico concavo troneggia la cupola.Un merletto di minuti intagli arabeschi corre tra capitello e capitello.Staue di santi e fruttiere posate su pilastri e gli intagli su cui la luce gioca i contrasti,arricchiscono il prospetto dominato dalla massa centrale concava.

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Catania,l’elefante di Piazza Duomo.FotoAiello

Il cuore di Catania,Piazza del Duomo,che è un concentrato di capolavori di età barocca,accoglie la FONTANADELL’ELEFANTE,ideata dal nostro Vaccarini e realizzata riutilizzando antichi elementi decorativi quali l’elefante in pietra lavica di epoca romana e l’obelisco egizio. Questo piccolo elefante riassume 2000 anni di storia.Nell’antichità la statua apparteneva a un tempio,poi nei primi secoli cristiani,l’elefantino venne messo in disparte e solo nel ‘700 il Vaccarini progettò una fontana inserendovi al centro l’elefante sorreggente un obelisco egizio di granito.Questa fontana rapprenta tre civiltà:la punica,l’egizia,la cristiana.L’elefante è il simbolo della sconfitta dei cartaginesi venuti a conquistare la città a cavallo degli enormi pachidermi,l’obelisco,probabilmente portato a Catania dall’Egitto al tempo delle Crociate,apparteneva al Circo Massimo romano e rappresenta appunto la civiltà egizia;la croce,le palme ed il globo che coronano il monumento rappresentano la civiltà cristiana.Il liotro deriva il nome forse da quello del mago Eliodoro-Liotru,che avrebbe usato il pachiderma come cavalcatura.Il Vaccarini,su modello dell’Elefante di Minerva a Roma del Bernini,sistemò il liotro e l’obelisco,sormontandoli con stilemi agatini e componendovi la fontana. La frenetica attività di instancabile restauratore della città devastata lo vede impegnato nella costruzione della Biblioteca e del Monastero dei Benedettini.Subito dopo,quasi sicuramente,iniziano i lavori di ristrutturazione del Palazzo del Marchese di S.Giuliano che furono completati nel 1747.

L’edificio che presenta il prospetto semplice e ben distribuito porta il nome del Vaccarini e la datazione(1745) sul concio della chiave del portone d’ingresso sulla piazza,come scrive G.Policastro nel 1950.

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Catania,Palazzo S.Giuliano.Foto Aiello

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Catania-Chiesa di San Giuliano

Subito dopo elabora i disegni per la chiesa di S.Giuliano in Via dei Crociferi,nel cuore della Catania barocca.La chiesa presenta una bella facciata convessa percorsa da un loggiato a cui si può accedere. La facciata dai chiaroscuri marcati,è sormontata da un tiburio ottagonale coronato da una merlatura.Esso cela una volta e non una cupola come di solito per tale tipologia.L’illusione era,infatti,uno dei temi tipici barocchi,tesi a creare spazi scenografici e a stupire per attrarre lo spettatore.Un movimento convesso al centro coinvolge il prospetto,su cui si aprono i fittizi accessi alle navate laterali.Le fruttiere in cima ai pilastri sono una decorazione tipica del maestro.Due statue di figure femminili sono posate sul frontone spezzato. All’interno,ove domina una solare luce dorata,l’uso della bicromia nell’altare,creata dal gioco di agate e lapislazzuli,mostra la raffinatezza del gusto dell’architetto.Sempre all’interno si trova un prezioso crocifisso del XIV secolo posto all’altezza dell’altare maggiore.Contiene inoltre una tela di Oliviero Sozzi,la Madonna delle Grazie.La chiesa di San Giuliano viene considerata da molti un vero capolavoro dell’architettura barocca religiosa.Tra le altre sue opere ricordiamo la costruzione di Palazzo Gioeni,la casa dello stesso Vaccarini,il Collegio Cutelli e nel 1760 il Palazzo Cutelli,opera della sua maturità.La corte interna circolare è la manifestazione delle influenze stilistiche del suo maestro,l’architetto napoletano Luigi Vanvitelli. (Segue la quarta parte:la piazza della città di Siracusa).

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