COME ERAVAMO: Uno Sguardo su Palermo
(Renata De Simone)
Particolare della pianta di Palermo di
G.Braun e F.Hogenberg (1581)
Un progetto urbanistico cinquecentesco sviluppatosi a Palermo, ancor prima delle conseguenze di ripopolamento seguite al taglio delle strade Toledo e Maqueda, è descritto con dovizia di fonti documentarie da Maurizio Vesco nel recente: Viridaria e città. Lottizzazioni a Palermo nel Cinquecento, pubblicato con il contributo dell’Università di Palermo nei Quaderni di Storia dell’Urbanistica fondati da E. Guidoni :“Storia dell’Urbanistica/Sicilia VI ”, Roma 2010. Si tratta di un progetto rispondente ad un piano di lottizzazione del territorio intramurario palermitano, ancora ricco di aree verdi e di orti, reso disponibile ad una classe di ricchi proprietari e di imprenditori. Un’attenta ricerca presso i fondi notarili dell’Archivio di Stato di Palermo ha permesso all’autore di individuare metodiche, protagonisti e luoghi di questa operazione imprenditoriale che interessò per lo più ricchi banchieri, personaggi in vista nel mondo della mercatura e in corsa per il potere pubblico cittadino, che si erano impossessati di vasti appezzamenti di terra la cui provenienza è per lo più riscontrabile nel patrimonio terriero di aristocratici palermitani o di ricchi ordini religiosi, e che talvolta vide l’iniziativa in mano ad apposite società di investitori che si sobbarcavano gli oneri e i rischi dei piani di urbanizzazione.
Grazie alla direzione illuminata di governanti che, a partire dal secondo Quattrocento pongono l’accento, nelle regie prammatiche, sul potere di intervento della municipalità locale sull’interesse pubblico e il decoro cittadino, si passa, nel Cinquecento,dopo l’impegno alla realizzazione di edilizia militare perseguito dal viceré Giovanni Gonzaga, ad un programma urbanistico migliorativo ed efficace messo in opera da Giovanni de Vega e Garçia da Toledo. Nel corso di un secolo si arriva infatti alla nuova edificazione di Palermo caratterizzata dalla tendenza ad inglobare i giardini compresi entro la cinta muraria, completando l’opera urbanistica iniziata alla fine del Quattrocento dal pretore Pietro Speciale e ultimata nel primo Seicento con la realizzazione della croce viaria e dell’Ottangolo. Tra i fattori di inurbazione la crescita demografica del primo 500: dagli 8000 fuochi del 1505 si passa infatti ai 12.000 del 1549, secondo quanto è rilevabile dai verbali dei consigli cittadini. A questo dato si accompagna il progetto di ammodernamento urbano secondo un piano di regolarità geometrica, come presupposto di monumentalità e decoro. I disegni progettuali pervenivano ai Deputati delle strade per il dovuto riscontro con i Regolamenti contenuti negli statuti cittadini, come dichiarato espressamente nei Capitoli del 1580 . L’uso di precisi progetti individuati su carta e di paletti indicatori sul terreno da edificare si trovavano già nelle richieste fatte dal Senato palermitano ai proprietari ad uso dei capimastri dei nuovi cantieri nel 1568, in occasione dell’apertura della via Toledo e, ancor prima, in vista della riedificazione del quartiere dell’Alta Albergheria distrutta dall’alluvione del 1557. I luoghi interessati alla cinquecentesca riedificazione della città furono quelli esistenti oltre il versante del Fiumetto nel quartiere dell’Albergheria, tra il bastione di porta Mazara e quello di porta S.Agata e la zona che si spingeva dalla ruga delle Balate e del Banditore alla platea di Ballarò , poi il quartiere della Kalsa, occupata dai giardini della Magione, il quartiere a settentrione del Cassaro, detto Seralcadio e , verso il mare, quello mercantile della Loggia e portuale della Cala. I personaggi più impegnati nell’opera di edificazione i Sanches, i Caggio, Guglielmo Fornaia, i Ventimiglia , i Minneci , i Guercio. L’opera di ampliamento edilizio e di accorpamento di vasti spazi verdi cambierà il volto di Palermo, consegnando ai contemporanei una città strutturata ad isole con spiccata tendenza all’ortogonalità ma decisamente lontana dalla regolarità geometrica dei Quartieri Spagnoli napoletani.