I CINQUANT’ANNI DI AMNESTY INTERNATIONAL

( Daniela Crispo)

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Peter Benenson fondatore di Amnesty International

Peter Benenson (31 luglio 1921 – 25 febbraio 2005) nel 1961 fonda Amnesty International, il movimento di portata mondiale che si propone di denunciare le violazioni dei diritti umani ed esprimere solidarietà alle vittime di persecuzioni ed abusi. Benenson, spirito libero e critico sin dall’infanzia, a 16 anni coinvolge la sua scuola nel sostegno agli orfani della guerra civile spagnola e decide di adottare a distanza uno di bambini orfani per restituire ai piccoli una speranza per il futuro. Successivamente aiuta alcuni ebrei in fuga dalla Germania di Hitler. "Fu nel 1960, dice, che questi pensieri cominciarono a farsi strada nella mia mente, durante l’Anno mondiale per i rifugiati, che fu indetto per cercare di svuotare i vari campi per rifugiati presenti in tutta Europa. Fu uno successo straordinario. Questo mi fece venire in mente che forse avremmo dovuto avere un’altra iniziativa simile per cercare di svuotare i campi di concentramento”. Il primo atto è la pubblicazione, il 28 maggio 1961 sulla prima pagina dell’Observer, di un appello intitolato "I prigionieri dimenticati"."Aprite il vostro quotidiano un qualsiasi giorno della settimana e troverete la notizia di qualcuno, da qualche parte del mondo, che è stato imprigionato, torturato o ucciso poiché le sue opinioni e la sua religione sono inaccettabili per il suo governo. Ci sono milioni di persone in prigione in queste condizioni, sempre in aumento. Il lettore del quotidiano percepisce un fastidioso senso d’impotenza. Ma se questi sentimenti di disgusto ovunque nel mondo potessero essere uniti in un’azione comune qualcosa di efficace potrebbe essere fatto”. Ormai era nata Amnesty International ed il suo simbolo: una candela circondata dal filo spinato

“Quando ho acceso la prima candela di Amnesty avevo in mente un vecchio proverbio cinese: ‘Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”. Questo è anche oggi il motto per noi di Amnesty. E 25 anni dopo Benenson scrive: “Questa candela non brucia per noi, ma per tutte quelle persone che non siamo riusciti a salvare dalla prigione, che sono state uccise, torturate, rapite, o sono scomparse. Per loro brucia la candela di Amnesty International”. Il 10 aprile 2001 riceve il premio Mirror Pride of Britain Lifetime Achievment, lo accetta solo per permettere ad Amnesty International di essere presente in una trasmissione televisiva seguita da circa 9 milioni di persone.  In questi anni costante è stato lavoro suo e, dopo la sua morte, della sua organizzazione in favore dei diritti umani per gettare le fondamenta di un mondo più giusto.

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