La dissolvenza degli archivisti

(Renata De Simone)

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                                                               Manifesto ANAI

Su iniziativa dell’ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) in collaborazione con SISMED (Società Italiana degli Storici Medievisti) SISEM (Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna) e SISSCO (Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea) e con il supporto di Enti culturali nazionali ed internazionali (biblioteche pubbliche, Archivi di Stato, Archivi comunali, Soprintendenze Archivistiche, Università), si sono svolti, dal 12 al 15 ottobre diversi convegni, manifestazioni incontri e seminari, accompagnati da articoli e comunicati stampa, volti a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ad un problema sicuramente di scarsa visibilità per i più, ma di grande impatto per le generazioni future: parliamo del degrado progressivo, ma inarrestabile, degli archivi; che equivale poi alla inevitabile e pericolosa perdita della memoria, rischio che si corre con la distruzione degli archivi, depositari da sempre dell’attività e della storia dell’umanità. Questa tragica evenienza, deprecata dai più, viene talvolta perseguita da chi vuole violentemente abbattere un regime politico vessatorio o viene in qualche caso imposta dall’autorità sovrana come sanzione punitiva per annullare privilegi e immunità di casta, come avvenne ad opera del governo spagnolo per punire la ribelle Messina nel 1672 (gli archivi, in quel caso però non vennero certo distrutti, ma trasferiti nella dimora spagnola del vicerè duca di Medinaceli e costituiscono oggi il prezioso archivio Medinaceli conservato alla Casa de Pilatos a Siviglia). Si pensi alla grave perdita subita dall’umanità con la distruzione della Biblioteca di Alessandria e di quanto avrebbe arricchito le nostre conoscenze storiche. Ma il ventilato disastro ha oggi una ragione ben diversa. Lo spiega il titolo accattivante scelto per le manifestazioni …E poi non rimase nessuno. (il sottotitolo è:Archivi e archivisti nella crisi italiana), titolo preso in prestito da Agatha Christie che lo usò per la copertina di un suo romanzo di successo. Gli archivi stanno morendo per poca cura da parte delle Istituzioni, impegnate a salvaguardare patrimoni monumentali artistici e ambientali di maggior richiamo per il pubblico e portatori di un ritorno economico che le carte certo non hanno. Pazienza poi se lo storico o il paleografo non troveranno più i preziosi documenti con i quali solo si costruisce la storia dell’umanità.

Alla mancanza di fondi, che si riflette nell’inadeguatezza delle sedi destinate alla conservazione e nella difficoltà di mettere in opera corrette metodiche di restauro, si aggiunge il fatto gravissimo della sempre più ridotta presenza di figure professionali competenti:entro il 2016 rimarranno 150 archivisti di Stato in tutto il territorio nazionale, che scompariranno dagli Archivi nel giro di 10 anni. Il blocco del turn over ha fatto saltare ben due generazioni di funzionari archivisti, rendendo gravemente carente l’amministrazione archivistica nazionale di questa figura professionale in grado di gestire un archivio e impedendo una indispensabile trasmissione di saperi. Eppure ci sono in Italia archivi di grande prestigio, come quello di Roma che nella barocca sede di Sant’Ivo alla Sapienza, avendo ereditato le carte dello Stato Pontificio, conserva, per fare solo un esempio, la testimonianza giudiziaria di Caravaggio, che è un testamento artistico dell’autore (valent’uomo è chi si ispira alla realtà e non a modelli da copiare), ma anche la lettera autografa di Aldo Moro a Bruno Zaccagnini durante la prigionia dello statista assassinato dalle BR, o l’Archivio di Stato di Firenze dove si può ancora trovare la firma autografa di Leonardo, o di Palermo che conserva documenti di Federico II di Svevia e di sua madre Costanza d’Altavilla, per non parlare degli archivi di Torino o di Milano, di Firenze o di Napoli, di Siena, che detiene documenti miniati di epoca comunale (le famose Biccherne), risalenti al secolo VIII, ciascuno ricco di storia italiana di inestimabile valore. Inoltre, per sfatare il pregiudizio degli archivi come museo delle carte, molte manifestazioni approntate in questi giorni presso un gran numero di città italiane, da Como a Biella a Catania, a Rovigo, nel corso dell’evento promosso dall’ANAI si vuole evidenziare un aspetto non certo di minor conto degli archivi. L’essere cioè proiettati verso il futuro, accogliendo con uguale interesse della documentazione tradizionale prodotta su supporto cartaceo, documenti formati più da recente su supporto magnetico, fonti digitali o audiovisive che rappresentano il patrimonio documentario del futuro, siano esse di carattere giudiziario, o amministrativo, o giuridico, per obbligo di legge soggetti a perenne conservazione. E’ la storia recente che ci guiderà nell’interpretazione di fatti e delle vicende contemporanee e che assicurerà la tutela delle basi del nostro diritto. A meno che non si voglia distruggere, oltre alle radici dell’ordinamento amministrativo e giuridico su cui è fondato il nostro assetto istituzionale, anche il ruolo e la passione che da sempre lega l’uomo alla sua storia. Ma la cura degli archivi richiede mezzi e risorse umane che si vanno sempre più assottigliando. La direttrice dell’Archivio di Stato di Firenze lamenta il malessere degli archivi privi delle necessarie risorse per la tutela dei documenti ; l’Archivio di Siena denuncia uno staff tecnico costituito, oltre al direttore, con sede a scavalco con Firenze, due custodi e un unico funzionario archivista. La situazione può, date le condizioni attuali di incremento della documentazione conservata e di graduale decremento delle figure professionali, solamente peggiorare. Tante le iniziative volte a far conoscere al pubblico l’entità del problema, con il coinvolgimento di scuole e Istituti culturali, con la diffusione del manifesto ANAI e la presentazione degli archivisti in forma di fantasmi, come nella manifestazione di Milano, durante la quale la direttrice consegna simbolicamente le chiavi dell’Archivio a figure coperte da lenzuoli bianchi o con la presentazione di immagini evanescenti come custodi degli archivi, come quelle realizzate all’Archivio di Stato di Rovigo. Ma forse è più efficace il monito che proviene dal passato per bocca di un archivista d’altri tempi, l’allora Soprintendente agli Archivi Siciliani Giuseppe Silvestri, la cui Relazione sugli archivi indirizzata al Ministro dell’Interno nel 1873, e parzialmente data in lettura ai partecipanti del convegno tenutosi presso l’Archivio di Stato di Palermo il 13 ottobre, parla di urgente necessità di braccia e di mezzi per attuare la corretta sorveglianza sugli archivi.

L’iniziativa, che ha visto sinora la partecipazione di storici, scrittori, editori e magistrati, va avanti con la speranza di coinvolgere ancora, con le sue variopinte iniziative, associazioni culturali di ogni tipo, perché non ci può essere cultura senza storia e non ci può essere storia senza memoria del passato.

N.B. Per chi volesse dare la sua adesione al manifesto ANAI può farlo sul sito www:archivi e archivisti 2011.it

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Immagini delle manifestazioni organizzate dagli archivisti di Stato di Rovigo e di Milano

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