Un grande musicista gesuita siciliano: Erasmo Marotta (prima parte)
( Antonino Lo Nardo)
Nasce a Randazzo (Catania) il 24 febbraio 1576 (alcune fonti riportano il 1578), da Francesco e Salvuzza Svendroli ed è battezzato il giorno seguente nella chiesa parrocchiale di S. Nicolò. Ancora giovanissimo, per le sue spiccate qualità musicali, viene inviato a Roma dove, infatti, compone le sue prime opere musicali. G.P. Flaccomio lo include tra i nove compositori che a gara mettono in musica il doppio madrigale Le risa a vicenda, raccolta dedicata nel 1598 al card. F.M. Del Monte, e la composizione del giovanissimo Marotta è tra le migliori. A Roma è al servizio del card. G. Mattei, quando il 1° gennaio 1600 gli dedica l’Aminta Musicale: il primo libro di madrigali a cinque voci, con un dialogo ad otto tutti su versi della favola pastorale di T. Tasso. È già sacerdote nella curia romana, quando nel 1610 chiede di entrare nella Compagnia di Gesù, e viene ammesso nel noviziato dei gesuiti di Palermo il 10 maggio 1612. Nel 1613 è trasferito in quello di Messina, dove introduce l’uso di cantare la Passione a voci sole su basso continuo, ed egli stesso fa la parte del Cristo. Torna spesso a Palermo, ma i superiori della Compagnia non vedono di buon occhio le sue esecuzioni musicali che si avvalgono anche di musicisti esterni. Dopo una lunga corrispondenza tra il Generale e i suoi confratelli siciliani, viene permessa l’esecuzione di musiche di Marotta a condizione che questi non vi prendesse parte. E per tre anni (1620-1622), forse a causa di questa atmosfera ostile, viene inviato a Mineo come rettore di quel Collegio. Torna a Palermo nel 1623, da dove si allontana per missioni diplomatiche a Roma e Napoli (1627-1628); Randazzo fonda un Collegio. Muore a Palermo il 6 ottobre 1641. A suo ricordo, vi sono a Randazzo una lapide commemorativa nel chiostro del palazzo comunale, il titolo della Scuola musicale ed del corpo bandistico; a Catania vi è un viale a lui intitolato.
Marotta fu un raffinato musicista caduto a poco a poco nell’oblio. L’Aminta musicale raggiunse una certa notorietà come ci testimonia il quadro Il lamento di Aminta dipinto nella ii metà del sec. xvii probabilmente da B. Cavarozzi (Collezione privata). Non si conosce per (conto di) chi il dipinto sia stato prodotto ma, considerando la sua impronta caravaggesca, non è da escludere che possa essere stato qualche personaggio dell’entourage del card. Del Monte. L’identificazione, nel contenuto del dipinto, del madrigale Dolor, che sì mi crucii, uno di quelli composti da Marotta e basato sull’opera di Tasso ha permesso di comprendere il contenuto del dipinto; si tratta di due giovani: l’uno, un pastore (Aminta?) che triste suona il flauto, e l’altro, possibilmente, la ninfa Dafne o Tirsi, che si appoggia pensierosa su un tamburino.