Città di mare
(Gabriella Maggio)
La città è afosa e rumorosa. -Buongiorno, benvenuta!- Infastidita dalla voce squillante, Silvia alza di scatto gli occhi e si affretta a salire gli ultimi gradini. Una donna anziana in vestaglietta a fiori e pantofole dorate si sporge dalla ringhiera del pianerottolo con un sorriso. – Sono Rosa, la vicina di casa, sono contenta di avere compagnia. Così scambiamo quattro chiacchiere; prendiamo un caffè. L’ho appena fatto, anzi, ne vuole un po’?- Grazie, risponde Silvia, scusi… magari poi. Infila la chiave nella toppa ed entra in casa, spinge col piede il borsone nella stanza in penombra e lascia che la porta si chiuda alle sue spalle. Si toglie la giacca e gira per casa. L’ hanno affittata per lei. Ad occhio il necessario pare che ci sia. Apre le persiane della stanza in fondo. Lì non dovrebbe essere vista dalla vicina. Sente che non la mollerà. L’ultima stanza dà su una stradina di vecchie casupole, ma proprio davanti alla finestra si alzano i resti di un antico edificio, mezzo arco sostenuto da un capitello corinzio, coperto di rampicanti ed erbacce spontanee. Lo stridio dei gabbiani la scuote. Abbassando lo sguardo ai piedi della colonna mucchi d’immondizia sembrano abbandonati da giorni. Ragazzi s’inseguono. L’ appartamento è antico, ha le tre ampie stanze in fila. La stanza del centro prende luce dalla prima e dall’ultima. Il bagno e la cucina sono rifatti.
E’ una buona sistemazione. Lontana dalla casa di Draghinelli, in un quartiere caotico e rumoroso. La vicina è l’unico intoppo. Intanto deve riannodare i fili spezzati dalla scomparsa di Draghinelli. Le hanno dato dei numeri telefonici e degli indirizzi. Mentre svuota il borsone, vede con piacere che sulla mensola della cucina c’è una teiera ed una confezione di tè in foglie. Si prepara il tè e riflette. Intanto deve capire bene la pianta della città per localizzare luoghi e possibili vie di fuga. La macchina è stata sconsigliata a causa del traffico caotico della città; sarebbe un ostacolo per la fuga e troppo facile da identificare. Ormai nel nostro lavoro si ritorna al passato: buona forma fisica e perfetto anonimato. L’aspetto di Silvia è del tutto comune, è una donna come centinaia ce ne sono, non dà nell’occhio per niente. Nessuno neanche un esperto potrebbe individuarla o seguirla a lungo nella folla cittadina. La sua storia è altrettanto banale, viene da fuori, da un’altra regione; ha trovato lavoro in un’agenzia immobiliare, per cui sarà costretta a girare molto ed a non avere orari precisi, può portare una capiente borsa che contiene quello che le occorre per il suo lavoro. Soprattutto può ritirarsi stanca dopo avere girato tutto il giorno e non avere voglia di scambiare quattro chiacchiere con la vicina.