LA SCRITTURA COME ANCORA DI SALVEZZA
( Patrizia Lipani)
Il bisogno di raccontare nasce con l’uomo, dalla necessità che questi manifesta di far emergere la sua vera essenza, di tirar fuori il vissuto, che si presenta talvolta come la brutta bestia che giace nascosta nel mondo interiore, di trasmettere ad altri le proprie esperienze , le emozioni, le sensazioni. Tutto questo perché ci si vuole esprimere, conoscere, o liberarsi semplicemente dal peso del passato che spesso inconsapevolmente, condiziona le azioni del nostro presente. Raccontare diventa spesso confessione, nel momento in cui il vissuto, sonnolente nei meandri della nostra memoria, si ridesta e spesso ci terrorizza perché proietta a distanza di tempo immagini più o meno distorte. In questi casi raccontare in forma scritta diventa quasi terapeutico, e non abbiamo bisogno di scomodare i grandi letterati del passato per trovare conferma di tutto ciò. Quindi l’approccio alla scrittura non è casuale nasce da un travaglio interiore e raccontare diventa un’ancora di salvezza, un salvagente in questo mare di inquietudine che è la nostra esistenza,un conforto necessario ,un bisogno quasi fisiologico per chi vive nella tempesta quotidiana, nel buio , ma anche una condivisione per chi nella tranquillità dell’esistenza ama condividere con altri le note di colore della vita. Ma la strada da percorrere non risulta aperta a tutti perché la capacità del narrare, l’arte della parola, o della creatività, del mettere nero su bianco,è un privilegio. Istintivamente le sensazioni ed le emozioni ci ispirano,un semplice fatto di cronaca ci induce ad una riflessione,o semplicemente il vissuto personale,eventi semplici e ordinari,non è solo l’originalità o la complessità del racconto ad affascinare ma il modo in cui viene articolato ed espresso. Come dire, si possiedono i colori, la tavolozza ma non si sa tracciare il disegno con il pennello. Subentra così il “blocco della pagina bianca”.
La capacità di concepire discorsi coerenti, corretti, creativi,abituarsi a pensare e a portare avanti le coordinate logiche del pensiero, è possibile impararle con un esercizio continuo, con un allenamento deciso. Non è un caso che ,proprio nell’era delle immagini,ci sia un revival della scrittura, e che stiano nascendo in Italia, e non solo in ambito scolastico, laboratori per sperimentare approcci diversi alla scrittura stessa. Quando a scuola costringiamo i nostri ragazzi a cimentarsi con scritture guidate, saggio breve, analisi del testo,non facciamo altro che veicolare il loro pensiero, reprimiamo la creatività,ostacoliamo la libera circolazione delle idee, e alla fine penalizziamo ciò che è stato prodotto perché il più delle volte non è consono alla tipologia richiesta. Si dovrebbe invece sensibilizzare i giovani alla scrittura libera,e non scoraggiarli, prendendo spunto da tutto ciò che ci circonda. Saperlo fare aiuta a superare i momenti critici, è un conforto, è un piacevole passatempo,è uno sfogo e per farlo , basterebbe conoscere gli ingredienti necessari per la migliore riuscita dell’intento e quelli che risultano essere vincenti sono una buona dose di curiosità,per esplorare il proprio mondo interiore e per spingersi poi verso l’esterno,verso gli altri, una buona dose di pazienza per imparare l’uso di termini precisi,elaborare strategie per esplicitare pensieri ed impressioni in forma scritta, piccoli esercizi quotidiani, per far nascere in ognuno di noi,piccoli e grandi, dietro l’immagine dello scrittore che riesce ad esprimere l’inesprimibile, la voglia di liberarsi dal macigno spesso incontrastato del vivere quotidiano, il desiderio di crescere, rappresentarsi,integrarsi,o semplicemente di memoria.