EMILIO SALGARI A CENTO ANNI DALLA MORTE
( Giuseppina Cuccio)
Intere generazioni di Italiani si sono appassionate alle avventure dei suoi personaggi, Sandokan, Yanez, il Corsaro nero…ai viaggi nei mari d’oriente, nelle giungle fitte di alberi ed agguati. Le descrizioni dei luoghi, delle piante e degli animali erano tanto precise e minuziose che non davano mai il sospetto che l’autore viaggiasse sui libri delle biblioteche di Torino.
La sua vita non è stata né ricca né avventurosa, soltanto triste ed angustiata dal lavoro reso sempre più incalzante dagli editori rapaci e dalla pazzia della moglie. Sopraffatto dalla miseria si suicida il 25 aprile 1911. Eppure le sue opere hanno avuto grande successo di pubblico. La critica ufficiale, quella che ha la presunzione di distinguere il grano dal loglio, ha ignorato le opere di questo scrittore popolare ed è stato un peccato, perché sui suoi libri molti hanno conosciuto i paesi del mondo, hanno imparato a riconoscere il coraggio dalla vigliaccheria, provare curiosità per civiltà diverse. Accanto alla cultura alta che sfida le generazioni se ne trova una più largamente diffusa e sicuramente più facile, più accessibile alla maggioranza dei lettori, eppure capace di suscitare emozioni ed interessi, arricchire la vita insomma. Credo che questa cultura non debba essere ignorata o guardata con indifferenza se non con sussiego. Assolve onestamente il compito che si assume. Talvolta può essere anche un punto d’inizio di percorsi culturali più difficili ed esclusivi.
di un popolo non può essere costituita da opere che rispecchiano i gusti di una èlite ristretta, ma deve tenere conto dei gusti popolari, del bisogno di sognare di un vasto strato della popolazione che non ha una cultura specialistica.