150° di che?

(Carmelo Fucarino)

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Con la piena consapevolezza che l’Unità era necessaria e sacra per una Nazione alla quale dai tempi di Federico II era stato vietato questo sbocco naturale dall’imbroglio del Constitutum Constantini, ancor più dopo la formazione di una lingua letteraria e di una cultura unitarie, aderendo a ragionevoli dubbi.

Nel lontano 1960 celebrammo con slancio unitario i luoghi siciliani del 1° Centenario della nostra rivoluzione (sì, contro l’opinione di qualche leghista) del 1860 e dell’impresa dei Mille. Torino celebrò il suo primo centenario dell’Unità d’Italia con la Expo 1961 (ufficialmente Esposizione Internazionale del Lavoro – Torino 1961), nota anche come Italia ’61, tra i protagonisti e promotori l’on. Giuseppe Pella, celebre per lo scontro con Tito in difesa di Trieste.

Oggi tanto trambusto e frastuono suonano ambigui. Ancor più se nelle Camere riunite si sono autoesclusi alcuni rappresentanti del Parlamento italiano, pagati pure loro da questo dileggiato Stato italiano con capitale Roma (“ladrona” a causa di chi approva leggi di rapina?) e perciò anche da me, con la scusa di esser cittadini di un’altra fantomatica nazione. Altrettanto sorprendente la presenza in aula di due alti porporati che applaudono all’Italia unita e ne cantano l’inno. Una piccola osservazione: l’inno di Mameli si dice inno dello Stato italiano, ma a tutt’oggi manca la legge che lo certifichi tale.

Fra tanta retorica e tante ridicole sceneggiate ad uso dei sudditi elettori, è giusto che un sincero italiano ed europeo di Sicilia, di incontrollabile fede e senza limitazioni ideologiche e territoriali sia spinto a precisare quanto segue:

1. la celebre Legge n. 4671, votata il 14 marzo 1861 dalla Camera dei Deputati e approvata dal Senato il 26 febbraio 1861, promulgata il 17 marzo 1861 (Gazz. Uff. 18 marzo 1861, n. 68) sanciva l’annessione, mediante l’aut-aut del plebiscito, del Regno delle due Sicilie e dello Stato Pontificio (Marche e Umbria) al Regno sabaudo di Sardegna che con questa legge si autoproclamava Regno sabaudo d’Italia: «Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo, etc. etc.». Era ancora, una Italietta incompiuta con capitali mobili per farisaica cautela.

2. Pace di Vienna, ottobre 1866: l’Austria cedette al solito Napoleone III il Veneto che lo cedette ai Savoia (così con la Pace di Zurigo, 10 nov. 1959, fu ceduta la Lombardia; ducatini e Toscana annessi nel marzo 1860 alla prima prova dei plebisciti).

3. 20 settembre 1870: Roma capitale con la sopravvalutata piccola breccia a Porta Pia. Conseguenze: l’insanabile vulnus che portò ad ulteriore scomunica del re e degli incolpevoli sudditi e quel non expedit più o meno camuffato, per i quali occorse l’intervento straordinario di un ”uomo della provvidenza” (commoventi perciò l’odierno solenne messaggio papale e l’intervista al Corsera al cardinale Bagnasco che tratta di “federalismo maturo” e dell’art. 54 della Costituzione).

4. Infine il Trattato di Saint-Germain-en-Laye (381 articoli) firmato il 10 settembre 1919 in seno alla Conferenza di Pace di Parigi del 18 gennaio del 1919: sancì la scomparsa e lo smembramento dell’impero asburgico e l’acquisizione da parte del Regno d’Italia del Tirolo, cioè Cortina d’Ampezzo, le province di Bolzano e Trento, Trieste ed Istria, rinunziando alla Dalmazia. (L. 6 ottobre 1919, n. 1804, approvazione del trattato concluso fra l’Italia e l’Austria sottoscritto a San Germano; L. 26 settembre 1920, n. 1322, concernente l’approvazione del Trattato di pace concluso fra l’Italia e l’Austria a San Germano il 10 settembre 1919 e l’annessione al Regno dei Territori attribuiti all’Italia).

Con la conquista delle terre irredente si compiva l’effettiva unificazione del Regno d’Italia, una guerra sanguinosa soprattutto per la Sicilia che vide molti imberbi falciati sul Carso, ma anche rovinosa per la Nazione, perché la sensazione della “pace tradita” o della “vittoria mutilata” (D’Annunzio), in nome del voltafaccia del Trattato di Londra con l’Intesa, ci regalò il fascismo. Le perdite successive al malaugurato intervento a fianco di Hitler sono un’altra cosa su cui riflettere. A proposito, i Padani hanno chiesto ai Redenti se vogliono stare con loro dal momento che proclamano di essere e di sentirsi austriaci?

Forse bastava avere pazienza e rimandare al 2020, data più tranquilla e senza contestazioni, perché comprendeva i 150° di Roma capitale e il 100° della completa unificazione con «l’annessione al Regno dei Territori attribuiti all’Italia». Forse allora l’Italia o sarà una costellazione di staterelli senza importanza o una grande Nazione di uomini eccellenti e di Italiani di solida fede nella loro cultura e non negli sghei.

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