IL BALLO DELLA CONQUISTA

(Gianfranco Romagnoli)

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El baile de la Conquista è un’altra dimostrazione di quelle interazioni artistico-culturali tra la Spagna e le sue province europee e d’oltreoceano, che abbiamo già visto nelle Comedias de Santos.

Si tratta di una rappresentazione teatrale degli indios del Guatemala, il cui teatro ha come parte importante la danza, ma che si ritrova anche in diversi altri stati latinoamericani, con variazioni legate ai rispettivi folklore.

L’origine di questa rappresentazione è da ricercarsi nello spagnolo Baile de los Moros, rievocativo della riconquista cristiana dei regni arabi di Spagna: tuttavia le sue radici affondano nelle tradizionali manifestazioni di musica e danza anteriori alla colonizzazione. Invero, se gli Spagnoli tesero a sopprimere le manifestazioni artistiche indigene sostituendole con le proprie, queste ultime non poterono non risentire dell’ambiente culturale in cui andavano ad innestarsi.

Si sconoscono l’epoca esatta e le modalità di introduzione di questo ballo in America. Lo storico guatemalteco Haroldo Rodas cita una leggenda raccontata dal Domenicano Fra Gerónimo Román, secondo la quale gli indigeni di Ciudad Vieja e Utateca, per fare cosa gradita all’arcivescovo Marroqín anziano ed infermo in occasione del suo compleanno, incaricarono il frate stesso di scrivere un dramma da rappresentare all’aperto.

La piéce, se da un lato intende esaltare la conquista spagnola e la conseguente conversione al cristianesimo degli indios, ritenuta dagli stessi positiva, d’altro lato è anche una rappresentazione delle non dimenticate virtù guerriere degli indios.

L’argomento del Baile, per definizione guerriero, è la conquista dell’America da parte degli Spagnoli. I personaggi si dividono in due gruppi, l’uno cristiano e l’altro no, che combattono tra loro sino alla vittoria degli Spagnoli.

La vicenda inizia a Utatlán (oggi Chichicastenango), capitale dei Quiché del Guatemala, dove il re riceve notizia dell’arrivo degli Spagnoli dagli Aztechi: egli invia allora i suoi figli a Xelajui Noj (oggi Queztaltenango) a reclutare Tecùn Umàn perché guidi l’esercito contro gli invasori. Le scene seguenti mostrano i capi Quiché e gli ufficiali spagnoli che giurano alleanza ai loro capi; quindi inizia la battaglia che culmina nel duello tra Tecùn Umàn e il condottiero spagnolo Alvarado, entrambi personaggi storici anche se taluno ha sostenuto che Tecùn Umàn sia stato inventato per contrapporlo ad Alvarado in armonia con le schema del Baile de los Moros, dimenticando però che le fonti documentano l’esistenza di questo principe Quiché ben prima dell’introduzione in America del “modello” spagnolo. Infine, echeggiando il Baile de los Moros, i Quiché sconfitti si sottomettono ai vincitori e abbracciano il Cristianesimo.

Tipico di questo ballo, oltre ai coloratissimi costumi, è l’uso di maschere di legno, travestimenti che idealizzano il personaggio che si sta rappresentando. Questo si nota in particolare nei personaggi spagnoli, che vengono ritratti con la pelle chiara ed in atteggiamento rigoroso e fiero, mentre i Quiché hanno una personalità pacifica e la pelle oscura.

La danza si rappresenta per celebrare la festa del Santo patrono del paese o per commemorare un giorno importante del calendario Maya o al tempo della semina per chiede un raccolto abbondante.

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