IL CASO NOTARBARTOLO
(Gabriella Maggio)
Il 18 febbraio Carmelo Fucarino, ospite del Club Kivanis, ha intrattenuto nella sala teatro del Convento un numeroso ed interessato pubblico sul “Caso Notarbartolo”. E’ sempre desta l’attenzione dei Palermitani nei confronti di fatti di cronaca, soprattutto se diventano emblematici della storia della città e richiamano condizioni che ancor oggi si ripetono. Emanuele Notarbartolo, personaggio noto nella città, garibaldino, sindaco della città nel 1873, presidente del Banco di Sicilia, viene assassinato da due sicari mafiosi con 26 coltellate sul treno da Sciara a Palermo l’1 febbraio 1893, quando ormai era stato costretto a ritirarsi dagli affari pubblici. Con acume ed abbondanza di documenti dell’epoca Fucarino affronta l’argomento anche dalla prospettiva di due scrittori, Paolo Valera e Sebastiano Vassalli. In entrambi però è evidente un certo pregiudizio nei confronti dei Siciliani. Fucarino denuncia pertanto l’assenza di uno scrittore siciliano che si faccia interprete dei fatti. In generale la tragica morte di Notarbartolo non suscita indignazione nell’opinione pubblica palermitana e soltanto la determinazione del figlio Leopoldo riesce a far proseguire le indagini ed il processo, che viene trasferito a Milano e si conclude con la condanna degli autori materiali del delitto e del mandante Palizzolo, chiamato il cigno perché da giovane scriveva versi. Da questo il titolo del romanzo di Vassalli. L’interesse della ricostruzione fatta da Carmelo Fucarino si sostanzia di un ampio contesto storico che riconduce il delitto allo scandalo della Banca Romana, ed all’impulso di cambiamento di cui è segno l’ampliamento del corpo elettorale. Probabilmente rivelazioni fatte dal Notarbartolo , che dopo aver lasciato la direzione del Banco di Sicilia era stato anche rapito , hanno fatto scattare la trappola mafiosa i cui interessi già si annodavano con la finanza e la politica. Conoscere la storia passata, magari appassionarsi, come hanno dimostrato gli interventi, aiuta ad agire responsabilmente nel presente.