LA RIVINCITA DELLA LINGUA
(Gabriella Maggio)
“Nello stridio di universi tetri” 2009 n. 4
di Lucia Carollo
Nello stridio di universi tetri
negli attimi stuprati
sul ciglio del marciapiede
lèggere non serve neppure all’anima
L’analfabetismo ci salva
forse
e ci fa comprendere che conquista sia
la provvisorietà
e l’abbandono.
La cultura, colta nel suo atto iniziale, la lettura, s’infrange nel traffico stridente, nelle violenze cieche che avvengono sul bordo dei marciapiedi della città, non più luogo di epifanie, ma tetra sequenza di cemento e sangue. Forse non c’è altro nella città. Lucia Carollo oltrepassa E. Montale che ancora si chiedeva se era “farcito o farcitore”, cioè si interrogava sul ruolo della poesia se stava dalla parte delle vittime o da quella dei carnefici. E non immagina neppure una lotta cieca dei libri, una loro resistenza, prima di arrendersi. Sono spazzati via, neppure consolano.
Ignoranza, quindi, è non sapere, né rammaricarsi di non sapere? Ma non sapere cosa? Se nella privazione della cultura, nell’avvicinarsi a un grado di inconsapevolezza comprendiamo che la condizione reale dell’uomo è provvisoria e abbandonata, orfana di ogni cosa ? Allora è il sapere, diciamo pure libresco-mistificante, che deve cedere a un sapere immediato intuitivo, a pelle, ma soprattutto mobile e vissuto sempre come provvisorio.
Però almeno questo lo sappiamo. Ma ne siamo sicuri? E’ del tutto incerta l’identità del poeta e problematico il ruolo della poesia.