Bullismo di ieri,bullismo di oggi.
(Tommaso Aiello)
Spesso noi lions commettiamo l’errore di affrontare un problema, coinvolgendo tutti i clubs o quasi per un anno intero per poi abbandonare completamente l’argomento come se questo non esistesse più. E’ il caso del bullismo, che continua ad imperversare nelle nostre scuole e nella nostra società. Sarebbe sciocco dire che tutto quello che definisce questo fenomeno avveniva da tempo o è sempre avvenuto, però alzi la mano chi ha scordato le prepotenze, gli scherzi cattivi,le piccole ferocie dell’infanzia di una volta. Bande di quartiere, scolari perennemente sulla lista dei cattivi, sulla lavagna. Quel che cambia, quello che si aggiunge, sono le tecniche di comunicazione, e il contesto.Per quanto riguarda le prime, alla vecchia scritta sul muro, al gesso sulla lavagna, all’invettiva lanciata in corridoio si è sostituito il telefonino,con immagini fisse o mobili, e la possibilità facile e clamorosa di immetterle in rete,anonime e devastanti. Ecco perché ci stiamo occupando ancora una volta di questo problema che non si è assolutamente esaurito,ma a leggere i giornali e a seguire gli altri mass media, ci appare di una virulenza incontrollabile.
Naturalmente la possibilità tecnica ribalta il rapporto tra fatto e comunicazione,istiga a compiere il fatto,a fare qualcosa di clamoroso,che valga la pena di essere documentato e comunicato.Bisogna tenere conto però che il fatto per essere comunicabile,per fare notizia,deve essere trasgressivo.Prendersela con il più debole era la regola,ieri e oggi,ma oggi è un gesto più forte.
Oggi, oggi che il cieco è il non vedente e l’handicappato è il disabile o il diversamente abile, oggi che la correttezza viene insegnata come un codice linguistico, scontato e normale, oggi fa più scandalo maltrattare il debole, attira più attenzione, è più trasgressivo. E resta, nella maggior parte dei casi, poco rischioso, al di là della disapprovazione degli adulti. Perchè pare che si sia perso per strada un altro forte e semplice elemento dissuasore:la punizione. Un tempo, se un ragazzino si lamentava a casa delle angherie di un insegnante, rischiava quasi sempre un supplemento domestico. Purtoppo il contesto è tutto cambiato. E più che dell’esistenza dei bulli, sempre esistiti, bisogna preoccuparsi della reazione dei loro coetanei. Siamo sicuri che la loro condanna non sia un tentativo di accontentare noi e la norma?
Siamo sicuri che dietro la riprovazione,non si celino piccoli miti? Ci pare che l’intera società abbia conservato sì la capacità di tramandare di generazione in generazione il sapere tecnologico,ma non sappia poi come comunicare il senso stesso dell’esistenza, o almeno un po’ di buon senso. E badate bene,non necessariamente i valori devono essere buoni, o condivisibili. Basta guardare ai piccoli gruppi di religiosi ultraortodossi a Brooklyn o a Gerusalemme, o il vasto mondo islamico. Vedremo che c’è una capacità enorme di tramandare idee e stili di vita,tra i giovani. Non a caso, è solo al contatto con il nostro mondo, libero ma anche brancolante nel vuoto,che perfino nelle famiglie islamiche entra la ribellione,la devianza giovanile.Ma nelle nostre famiglie c’è una sola regola:la comprensione,che ci risparmia i conflitti.Nella scuola,la demolizione del pricipio di autorità.Nella società,l’assenza di regole,la fretta,il consumo usa e getta.E allora il bullismo,con la legge del più forte,ha un fascino anche agli occhi dei buoni,quando non ne sono vittime dirette:ha regole,sia pure spietate,ha un’autorità,sia pure cattiva,ha un senso,sia pure distorto.E genera imitatori.Fenomeno in crescita,lo chiamano i sociologi.