Occupazione

(Marta Spoto -studentessa-)

In questi ultimi mesi molte scuole in tutta Italia hanno protestato contro il ddl Gelmini adottando forme di protesta diverse: alcuni hanno semplicemente portato avanti le manifestazioni, altri invece hanno preferito volgersi verso un’autogestione o un’occupazione.
E proprio quest’ultima è stata la forma di protesta adottata dalla maggioranza degli istituti.
Come tutti ben sappiamo l’occupazione, soprattutto se protratta per quasi un mese, comporta diversi problemi essenzialmente alla scuola stessa: infatti, essa, che dovrebbe essere la prima a ricavare vantaggi, viene invece danneggiata. Situazione paradossale.

Ma questo non è il solo problema: ce n’è uno ben più grave che spesso viene però ignorato. Infatti, l’occupazione è principalmente un atto di forza per cui tutti, anche coloro i quali non vogliono partecipare alla protesta, sono costretti ad associarsi e dunque, il loro diritto allo studio e la loro opinione viene inevitabilmente calpestato e violato. Ma una democrazia non dovrebbe rispettare le idee altrui e permettere a coloro che la pensano in maniera diversa di esprimersi? E pur essendo la maggioranza ad acclamare l’occupazione, essa non può in nessun modo ignorare le idee contrarie. Con l’occupazione questo non avviene. Gli studenti contrari non possono in nessun modo continuare regolarmente le lezioni e si ritrovano perciò a non poter esprimere le proprie idee concretamente, ma anzi sono costretti ad appoggiare una contestazione che non gli appartiene.
Inoltre, è importante osservare che le proteste, nonostante mirino a salvaguardare il diritto allo studio, sfociano inevitabilmente in lotte politiche: non è un caso che esse siano state protratte sino al 14 dicembre, giorno della fiducia al governo Berlusconi, per poi riprendere proprio dopo la dichiarazione di  fiducia.
Ovviamente è giusto che ognuno abbia  le proprie idee politiche e le difenda correttamente; il problema grave è che questa protesta viene portata avanti anche nelle scuole tramite le occupazioni e così ancora una volta la “maggioranza”, pur di portare avanti le proprie idee, non ha dato spazio a quelle altrui. Oltretutto bisognerebbe ricordarsi del vero ruolo della scuola ovvero la crescita dei ragazzi sia sul piano culturale che su quello sociale, e non invece mezzo di protesta politica.
In secondo luogo, ma non meno importante, bisognerebbe ricordare che accanto a coloro che vogliono davvero protestare, ci sono coloro che non vogliono far altro che anticipare le vacanze; il problema ora è se la maggioranza appartiene all’una o all’altra categoria. Ed è facile rispondere-“Ci si domanda dove siano finiti i 560 ragazzi che hanno deciso per l’occupazione; quando a scuola se ne vedono appena 40 che occupano assiduamente!”- scrive in un blog  una studentessa del Liceo Classico “Garibaldi” di Palermo.
Dunque, l’occupazione non è altro che un atto di forza da parte di chi lotta contro il governo e di chi vuole fare semplicemente una vacanza, a danno ovviamente di coloro che tengono realmente al loro diritto allo studio e che purtroppo non possono difenderlo. Questo ci appare logico davanti ai fatti citati e la vera domanda è: a gennaio tutto questo baldanzoso movimento ci sarà ancora? Intanto, attendendo una risposta a questa domanda, si denuncia lo stato come tiranno e fascista, ma è nella piccola dimensione di ognuno degli studenti, la scuola, che ci rendiamo conto che proprio quei mezzi tanto criticati allo stato diventano giustificati se usati per il proprio scopo: l’occupazione è uno di questi, proprio perché non permette che ognuno agisca come meglio crede.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy