«P. Filippo Arena piazzese della Compagnia di Gesù, Professor di mattematica nell’Imperial Collegio di Palermo» -1a parte
(Antonino Lonardo)
Nei lontani ricordi della nostra infanzia palermitana c’è un rito particolare che si ripeteva quasi ogni domenica pomeriggio “quannu u tempu era buonu” (il che significa otto-nove mesi l’anno): la passeggiata a quella “Villa Giulia” che è stata recentemente restaurata. Il percorso “obbligato” ci portava a passare davanti ad una costruzione che sia per lo stile sia per il favoleggiare che si faceva – tra ragazzi – di piante altamente esotiche al suo interno era sempre oggetto di sguardi pieni di interrogativi.
Più tardi, già grandicelli, avremmo scoperto che si trattava dell’Orto Botanico, prestigiosa e antica istituzione culturale palermitana, che lo stile del corpo principale era neoclassico e che il fondatore morale era considerato dagli studiosi il P. Filippo Arena, gesuita siciliano.
Filippo Arena nacque a Piazza[1], della quale conservò sempre un ottimo ricordo, il 1° maggio 1708, nel bel mezzo della guerra di successione spagnola (1701-1713) scoppiata alla morte – senza eredi – del re Carlo II di Spagna, di Sicilia, di Sardegna e di Napoli. Non si hanno notizie certe sui suoi genitori né è stato possibile rintracciare il suo certificato di battesimo. La data di nascita è quella indicata nella dichiarazione scritta da Filippo al momento del suo ingresso nella Compagnia di Gesù.
La sua decisione di entrare nell’Ordine dei gesuiti il 14 novembre 1723, fa ritenere molto probabile che abbia frequentato le scuole elementari e medie inferiori in quel Collegio che i Gesuiti aprirono a Piazza nel 1615, trasformando la Casa Professa aperta dieci anni prima.
In ogni caso, a Piazza – agli inizi del ‘700 – c’era una scelta vastissima per quanto riguarda le scuole religiose: domenicani, teatini, cappuccini, minori francescani, carmelitani e agostiniani riformati avevano tanta parte nella formazione della gioventù locale. Queste istituzioni scolastiche, con le due collegiate di canonici, con l’Accademia Piazzese di scienze e lettere costituivano «una vera e propria cittadella di cultura religiosa nella quale il governo civile era retto dagli aristocratici».
Seguendo le orme di altri gesuiti piazzesi[2], anche il giovane Arena entrò nel Noviziato di Messina, che si affiancava a quello di Palermo. Val la pena di ricordare, a tal proposito, che il Collegio di Messina fu il «primum ac prototypum» dei Collegi fondati dalla giovane Compagnia di Gesù nel 1548.
A Messina, Filippo Arena compì quasi tutto il biennio di Noviziato. Infatti, nel settembre-ottobre 1725, lasciò Messina trasferendosi a Palermo per continuare i suoi studi. A distanza esatta di due anni dal suo ingresso in compagnia – il 15 novembre 1725 – emise a Palermo i così detti voti semplici e finiti gli studi liceali – nell’autunno del 1727 – fu destinato ad insegnare lettere nel Collegio di Vizzini. Nel suo cammino formativo si verificò – e non se ne conoscono i motivi – qualche anomalia rispetto al normale iter previsto per un gesuita di quel tempo; per esempio fece quattro anni di “magistero” (uno a Messina, uno a Vizzini e due a Piazza) invece dei tre normalmente previsti.
Inoltre, il “magistero” veniva svolto tra il triennio di filosofia e il quadriennio di teologia, mentre l’Arena lo svolse prima dello studio della filosofia; ma caso ancora più insolito dopo la filosofia e prima di intraprendere i quattro anni di teologia, fece un quinto anno di magistero a Palermo. Se questo stato di cose fu determinato, come afferma il P. Capizzi S.J., da un bisogno di personale docente o dal proposito di mettere alla prova la sua vocazione, non è dato sapere.
Ad ogni modo – finalmente – nel 1734 iniziò gli studi di teologia nel Collegio Massimo di Palermo e li concluse brillantemente nel 1738 dopo essere stato – nell’estate del 1737 – ordinato sacerdote.
Completato il corso formativo con il Terz’Anno di probazione presso la Casa di S. Francesco Saverio a Palermo, iniziò la sua carriera di docente presso il collegio di Caltagirone nel 1739, dove insegnò “fisica” e poi “metafisica” per i successivi due anni. A fine di tale biennio – il 14 agosto 1741 – pronunciò i quattro voti della professione solenne entrando, così, a far parte dell’élite della Compagnia.
[1] Piazza deriva dal nome latino Platea (o Platia) che significa “piazza, mercato”. La città di Piazza è l’erede della Ibla Geleate dei Siculi, della Ibla Erea dei Bizantini, della ‘Iblâtasah degli Arabi. L’appositivo Armerina fu aggiunto nel 1862 per la vicinanza dell’omonimo monte.
[2] Tra i più famosi gesuiti piazzesi ricordiamo i PP. Prospero Intorcetta (1625-1696), Francesco Saverio Saetta (1664-1695) e Giuseppe Luigi Spinelli (1613-1666); i tre morirono in terre di missioni.