Immigrazione tra ombre e luci (parte prima)
(Tommaso Aiello)
Sbarco di immigrati in Sicilia
E’ fuor di dubbio che la società multietnica è oggi una necessità e una realtà,ma che, lungi dall’essere un sogno colorato e poetico, un ritratto di un mondo felice, sereno, appagato e fiero di sé, è un fenomeno contraddittorio, assolutamente non governato. Partiamo dalla domanda, e cioè dal bisogno di forza lavoro, nell’industria, nei servizi, nell’agricoltura, che la debole demografia del nostro paese e la qualificazione di massa dei nostri giovani non riesce ad accontentare. Ovviamente, è impensabile che il contatto avvenga a distanza, tra Italia e paesi d’origine, con la vecchia figura dello sponsor. Spontaneamente, il contatto tra domanda e offerta avviene sul luogo, con le complicazioni che nascono dalla necessaria messa in regola dell’assunto, se è appena approdato in Italia. Questo non fa altro che esaltare e legittimare il canale principale dell’immigrazione,e cioè l’immigrazione clandestina. Un fenomeno che alimenta la criminalità del traffico, le tragedie in mare, e tiene aperto un canale ingovernato per cui viene in Italia chi vuole, non chi vogliamo noi.Basterebbe aprire i consolati italiani all’estero, snellire le pratiche, distribuire le quote paese per paese, aver sempre presente la domanda , tenere addirittura dei corsi professionali e di lingua: in poche parole, preparare l’integrazione, promuovere l’immigrazione di cui abbiamo bisogno,e scoraggiare quella che non serve,quella che alimenta esistenze marginali ai semafori o peggio nella criminalità.
Gli sbarchi però continuano senza sosta, anche se negli ultimi tempi con i nuovi decreti legge del governo Berlusconi, la vita per gli immigrati diventa sempre più difficile. Il destino di questi ”temerari per bisogno” già si conosce. Il loro coraggio non verrà premiato. Molti ci riproveranno, raccoglieranno nuovamente, nelle maniere che potranno, i soldi da dare agli infernali traghettatori,e affronteranno, sfidandola, di nuovo la natura e il fato, con la speranza di potersi costruire una nuova vita, magari lontano dalle guerre, dagli stenti, dalla fame. C’è però chi ce l’ha fatta, molto probabilmente dopo essere sbarcato sulle coste isolane, dopo traversate al limite della spravvivenza, ed è riuscito a rimanere in terra siciliana impegnandosi quotidianamente nell’arduo compito di riuscire ad integrarsi dignitosamente all’interno di un tessuto straniero. Questi devono affrontare altri problemi ma la loro vita è salva.