DIARIO

25 gennaio 2010, ore 19.04

Ieri non ho scritto nulla, non ne ho avuto il tempo. E’ successa una cosa strana, piacevolmente sorprendente. La sola dopo questi stupidi fogli che continuo a riempire senza senso. Mi stavo rifacendo il letto, e per sbaglio mi sono accorto che una delle doghe si era staccata dal telaio. Disteso sotto il letto per cercare di rimontarla ho trovato, incastrato tra due doghe, un blocco identico al mio, ma come rilegato, con i fogli spillati l’uno all’altro, ed una copertina che indicava “Diario di L.” Era datato a poco tempo prima, sicuramente era appartenuto a qualcuno che mi aveva preceduto in quella stanza. Ho cominciato a sfogliarlo, e ne sono da subito stato attratto incredibilmente, sviluppando nell’arco di poche ore una vera e propria dipendenza da quelle pagine, da cui non riuscivo a staccare gli occhi, neanche per un secondo.

“19 luglio 2009

Ho sempre odiato i diari…Fino a poco tempo fa, se qualcuno me l’avesse chiesto, avrei detto che la vita andava vissuta, attimo per attimo, e che intrappolarla su banali fogli di carta era come soffocarla, privarla di ciò che di più bello essa possiede. Io vivevo, non scrivevo. Amavo la vita, e coglievo tutto ciò che essa aveva da offrirmi. Adoravo camminare, mi perdevo in passeggiate che potevano durare una giornata intera. Perdevo la cognizione del tempo, in quell’incredibile armonia con tutto ciò che mi circondava. Avrei potuto anche camminare ad occhi chiusi, lasciarmi guidare dai quei profumi tanto familiari, da quelle strade che ripercorrevo ogni giorno, con la mente e con il cuore. Sceso dalla mia camera, sarei stato inebriato da quel dolce profumo di vaniglia che da sempre avvolgeva casa mia, grazie al magico tocco che solo mia madre sapeva darle. Non sarebbe stato difficile percorrere il vialetto, immerso tra le rose che era solita coltivare, per immettermi nella strada principale. Lì, avrei immediatamente riconosciuto l’odore di terriccio bagnato proveniente dal giardino appena innaffiato della signora Williams, che mi avrebbe, come sempre, affettuosamente salutato con un cenno della mano ed un dolce sorriso. Seguendo il percorso tracciato dai ciottoli sotto i miei piedi, avrei raggiunto un meraviglioso pesco, il cui profumo riempiva l’intero quartiere, e sarei arrivato al lago. Aperti gli occhi, mi sarei trovato davanti al paesaggio più spettacolare che si possa vedere. Che meraviglia! Stavo ore ed ore a contemplarlo, ad osservare i leggeri movimenti dell’acqua, ascoltando il melodioso canto di qualche uccellino che, come me, rimaneva estasiato davanti ad una tale pace. Vivevo quotidianamente di sensazioni come questa, percepibili solo nel semplice ed assoluto silenzio di una perfetta comunione con la natura. Provare a descriverle, definirle, scriverne anche pagine e pagine di componimenti, sarebbe stato come privarle della magia che si può provare solo vivendole. Ma delle volte, certe situazioni ti costringono a compiere scelte inaspettate, a fare qualcosa che mai avrei creduto di poter fare. E mi trovo qui, spinto da necessità, a scrivere della mia esperienza, e tu costretto a leggerla, accomunato dal mio stesso destino.”

Le sue parole mi hanno colpito. Non so perché, non capisco come sia potuto succedere, ma mi sembra di essere legato a lui molto di più che da un’esperienza in comune. Leggere quelle pagine allo stesso tempo mi ha confortato ed incuriosito, facendomi dimenticare del mio terribile destino, e mettendo tra parentesi il mio ossessivo bisogno di conoscere la mia storia, di capre come fossi arrivato lì, per ascoltare la sua. Ma non volevo essere scoperto, non volevo me lo portassero via. Quindi, accortomi che qualcuno stava per arrivare, l’ho riposto dove l’avevo trovato, perfettamente incastrato tra le doghe del letto, per ricominciare a leggerlo quando ero sicuro non potessero vedermi. Ho passato il resto della giornata e tutta la mattinata seguente a pensarci, a ripercorrere le righe di quel foglio innumerevoli volte nella mia testa. E’ forse il destino? Quella storia è un messaggio di qualcuno? A cosa mi porterà leggerla?

Non l’ho più ripreso, troppo spaventato dalle ultime parole dell’anonimo scrittore. Non so chi sia, e non mi importa di lui. Devo pensare a me, solo a me.

Un pensiero riguardo “DIARIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy