QUELLI CHE LA SCUOLA COMINCIAVA AD OTTOBRE
(Gabriella Notarbartolo)
16 Settembre 2010 ore 8.15 la scuola riapre i battenti. Genitori e ragazzi si affollano davanti l’entrata, passo con difficoltà chiedendo permesso e ricevendo sguardi curiosi e infastiditi di chi ti crede una furba che vuol passare prima, e invece sono solo un’insegnante, forse anche dei loro figli, ma non lo sanno ancora e nemmeno io. Ogni anno lo stesso rituale: discorso della preside in auditorium con raccomandazioni e promemoria a genitori ed alunni e poi tutti nelle aule a conoscere luoghi e persone. Il caldo comincia a farsi sentire, le vetrate della scuola fanno entrare tanta luce ma anche tanto calore che le tende non riescono a smorzare. I bambini della prima sono adorabili, tirati a lucido e carini con le loro magliette colorate, abbronzati e con i diari nuovi di zecca che sfogliano ogni tanto per darsi un tono. Parliamo e li facciamo parlare: di sè, delle vacanze, dei compagni e della scuola. Sono impacciati la prima mezz’ora, poi emergono personalità e carattere e si rilassano. Queste maestre, ehm……professoresse non sono poi tanto male si spera che pensino. Li guardo muoversi e chiacchierare e cerco di ricordare il mio primo giorno delle medie, ero come loro?sicuramente.
Per me ed i miei fratelli, la scuola cominciava il primo ottobre, per san Remigio il protettore degli scolari. Ricordo il saluto di mia madre davanti l’entrata prima che ci mettessero in fila per salire lo scalone che portava al piano superiore dove c’erano le aule: “Hai il fazzoletto, la merenda, la borraccia con l’acqua?”. Un bacio frettoloso sulle guance e via.La scuola media era ospitata nei locali di un istituto religioso di suore che avevano dato alla scuola il primo piano del loro edificio, compreso un bellissimo ballatoio su cui si aprivano le porte delle aule e che si affacciava sul loro giardino. Certo, con i criteri di sicurezza d’oggi la struttura sarebbe stata dichiarata poco idonea e pericolosa ma allora, il fatto che durante la ricreazione fossimo tutti affacciati alla balconata che dava sul giardino, non creava alcun problema. Buon per noi. Consumare la mia piccola brioscina con il cioccolato guardando i fiori e le piante del giardino delle suore era un piacere impagabile.
Tutta la preparazione all’evento più importante della nostra infanzia cominciava verso la fine di settembre con la riesumazione della cartella dello scorso anno che regolarmente era aggiustata e riciclata per l’anno nuovo. Ma per le medie io ne ebbi una nuova, all’ultima moda, rossa e blu “ a zaino” in altre parole, per chi non se lo ricorda, con delle bretelle che permettevano di portarla sulle spalle oltre che a mano. Bellissima. A seguire il resto: astuccio per colori e penne, gomme profumate, quaderni e diario di Jacovitti. Niente libri perché si aspettavano i buoni che dava la scuola.Tutto si comprava alla Standa e se mancava qualcosa nella cartoleria sotto casa che era più cara, ma i quaderni avevano sempre le copertine più belle e originali. E gli odori li ricordate? della colla appena aperta, della carta dei libri, dei tappi delle penne Bic che finivano masticati, del cartoncino degli album da disegno e da collage. E poi c’era il grembiule, strumento di giustizia sociale, uguale per tutti, nero con il colletto bianco che copriva ricchi e poveri allo stesso modo e senza differenze e come eravamo vestiti sotto non importava a nessuno, neanche a noi. Ci tenevano caldi i calzettoni di lana che pizzicavano un po’ dentro le scarpette di vernice con il bottone o i sandali con gli occhietti. Bei ricordi come tutti i ricordi legati all’infanzia ma non certo rimpianti per questo inizio della scuola ad ottobre. Tutto a suo tempo, allora la scuola era strutturata in modo diverso, i contenuti, cioè quello che ci insegnavano erano distribuiti negli anni in modo differente e alcune cose non si studiavano proprio. Ricordate l’applicazione tecnica? Questa materia io non la sopportavo perché noi bambine eravamo costrette a lezioni noiosissime di economia domestica e i maschietti facevano modellismo. Quanto ho desiderato di essere nata maschio in quelle ore dove mi insegnavano a come smacchiare i vestiti e fare il cambio di stagione negli armadi! Pari opportunità, è vero?
Eppure, in questi giorni, qualche politico con una vena nostalgica ha proposto questo ritorno al passato, rimpiangendo la scuola di una volta. Semplicemente anacronistico. I programmi scolastici si sono modificati e ampliati, le ore d’insegnamento ed anche le discipline sono aumentate e anche cambiate, per fortuna. Insomma serve più tempo per fare tutto quanto è stato ormai inserito nella scuola moderna. Un esempio? alla scuola elementare i bambini imparano l’inglese e il francese sin dalla prima e fanno informatica. Alle medie si studia più matematica e scienze , la geografia è anche geopolitica e le applicazioni tecniche sono state sostituite dalla tecnologia che è una materia interessantissima per ragazze e ragazzi ed informatica. Tutto il monte ore settimanale delle scuole è aumentato, da un minimo di 30 ore settimanali ad un massimo di 40 per le scuole a tempo pieno. Non parliamo poi dell’innovazione metodologica dell’insegnamento che ha migliorato e modificato il rapporto tra alunno e docente. Certo non sono tutte rose e fiori e la scuola oggi ha tante carenze e pecche ma mai guardarsi indietro.
Le famiglie ormai dal 1977 si sono adattate e abituate gradualmente all’inizio della scuola a settembre. Tutto un sistema scolastico non può cambiare in poco tempo e solo perché qualcuno si alza una mattina e decide che c’è ancora troppo caldo per mandare i propri figli a scuola, inoltre nella maggior parte delle famiglie, lavorando entrambi i genitori, le vacanze durano solo un mese e per gli altri due mesi con chi starebbero questi ragazzi? .
Non capisco perché tutti i politici e i governi che si succedono alla guida del nostro paese devono fare sempre riforme della scuola. Non commento le ultime tre ( Berlinguer, Moratti e Gelmini) perché il discorso sarebbe lungo e tecnico. Facciamo sempre tabula rasa di tutto e tutti senza apprezzare nulla di nessuno. Sarebbe forse molto più utile e responsabile parlare d’adeguamento degli edifici scolastici a climi e temperature oramai quasi da continente africano e di ricerca di soluzioni adeguate per favorire genitori, alunni e docenti. Costruiamo scuole fatte di spazi aperti, di aule grandi e laboratori; scuole con il tempo pieno, con grandi palestre, con la mensa e il giardino; scuole a misura di bambino e ragazzo con banchi e sedie ergonomici , con lavagne multimediali in ogni aula e con docenti motivati ed adeguatamente retribuiti. Una scuola al passo con i tempi e con uno sguardo al futuro. La scuola insomma che sognavamo anche noi alunni degli anni ’60.
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