Nella città vuota un mattino di agosto
(Carmelo Fucarino)
Un solo istante, il battito di un ciglio, in un mattino di sole, alle ore 10.50 circa dell’11 agosto, all’incrocio tra via Toselli e via Streva. Il fatalistico destino delle credenze laiche? o la casualità matematica che segna la vita di una banana, maturata sotto il sole di Cuba e mangiata in un paesino dei Sicani? In un baleno si incrociano tante vite, che hanno iniziato percorsi diversi e che avrebbero potuto statisticamente farne altri e in tempi diversi. Eppure la perfetta e millesimale sincronia. Singolarmente un attimo prima o un secondo dopo avrebbe cambiato la sorte di tutti. Eppure allo scoccare di quel secondo tutti si sono trovati in quel punto esatto, non un centimetro prima o dopo, non un battito di farfalla prima o dopo. Un’Opel Meriva (fabbricata dove?), urtata sulla fiancata posteriore da una Peugeot 206 (assemblata dove?), inizia a roteare, si schianta su un motorino di frutta e verdura che schiaccia un passeggino biposto. Così si compie il destino di Greta, angelo rosa di pochi mesi, prima che concludesse la strabiliante esperienza della scoperta delle cose, la gioia sconvolgente dei primi passi e il sorriso dei primi balbettii. In un mattino di un qualsiasi anonimo mercoledì afoso di agosto un nonno decide di portare i due bimbi a godere la frescura dell’unico vicino refrigerio, il Giardino Inglese. La sua volontà si intreccia con quella dell’altra figlia Aurora che l’accompagna e con quella degli uomini della Peugeot che partono da Mezzoiuso. Durante i funerali nella chiesa di San Giovanni dei Napoletani, la madre Laura Falcone, aggrappandosi con tutte le sue forze al braccio del marito, sa dire la frase lapidaria: “Siamo in un abisso”. Di tre gemelli, resta solo Samuel, il debole segnato che deve la vita all’incubatrice.
Si può trovare un senso in questo complesso intreccio di coincidenze, in questo intersecarsi di linee impazzite? E come si può colmare il vuoto di una perdita così improvvisa? Può sanare la ferita l’indignazione contro tutti i pirati delle strade, l’esemplare punizione del colpevole? Può recuperare il ricordo di tante carezze e sorrisi, la speranza di grandi cose l’intitolazione di un asilo nido?
Anche se il principio tecnico risale al 3000 a.C. circa con la geniale invenzione della ruota da parte dei Sumeri, è certo che l’uomo nel secolo breve ha creato dei mezzi di comunicazione straordinari per potenza, i celebri immaginifici cavalli vapore (gli inglesi HP), oggi sostituiti dai più scientifici kilowatt (kW). Forse c’è stata una eccessiva fiducia nella tecnica e una resa incondizionata all’industria e agli affari. Si è consegnata una pericolosa e devastante arma impropria a tutti, senza limitazione alcuna riguardo all’intelligenza, all’equilibrio psicofisico, alla diligenza. Le ultimissime limitazioni del codice della strada (riveduto e scorretto ogni semestre) con minacce di carcere sono risibili panacee, se nello stesso tempo si è innalzato il limite di velocità che non permette assolutamente un reale controllo del veicolo.
Davanti alla tragica risoluzione di questa serie di appuntamenti con la morte l’uomo si trova disarmato e indifeso, qualsiasi spiegazione si tenti, non offre una risposta convincente. Ci può solo salvare l’accettazione del mistero della vita o per i credenti l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio.
ho riletto diverse volte l’articolo e ho trovato le sensazioni di impotenza nella parte che tratteggia i veicoli chiamandoli “arma impropria” e quindi mi sono chiesto perchè non si può sottoporre i conducenti a istruzioni sull’uso e le conseguenze della cosidetta arma impropria?
forse si salverebbe qualche vita umana in più.
inoltre concordo che intestare un asilo nido al nome di greta,è un ricoscimento delle istituzione a ricordarsi tutti delle conseguenze delle nostre azioni.