Suoni, rumori, olezzi……cronaca di un inesorabile degrado
(Patrizia Lipani)
L’estate in un borgo medievale parte I
Nelle prime ore del mattino e nel silenzio della siesta pomeridiana mi soffermo ad ascoltare i rumori della strada. Rifletto nel contempo sull’abitudine al frastuono e sulla scarsa conoscenza del silenzio. Il silenzio questo sconosciuto,quando lo si avverte si prova paura e smarrimento.
Centro storico di un paesino madonita. La mattina il risveglio è traumatico oltre che monotono, per chi tenta , in vacanza, di attardarsi oltre una certa ora. Mentalmente hai la sensazione di sentire le varie voci prima ancora che i protagonisti appaiano sul palcoscenico!!!E tutto secondo copione i rivenditori offrono a squarciagola la loro mercanzia, la voce perforante di un vecchio pescatore contrasta con le sue esili fattezze. La sua carriola colma di pesce viene trascinata da un angolo all’altro della strada, su e giù ininterrottamente. Per interrompere il fastidioso elenco del prodotto ittico da vendere, ti auguri che qualcuno compri al più presto tutto ciò che egli propina . Nel giro di una mezz’ora alla sinfonia si unisce la voce stridula del fruttivendolo, il “miglior pomodoro del circondario “ fa da sovrano a tutte le altre mercanzie. L’edificio di fronte è un luogo pubblico, in inverno svolge la sua piena attività ma nel periodo estivo ha solo qualche custode alla porta, dalle 7,30 inizia un vivace dialogo dai toni forti e da una sgradevolissima pronuncia, tra scomposti sbadigli e stiracchiamenti, i custodi non sembrano curarsi del ruolo che rivestono, nè dell’immagine, del resto sono consapevoli del faticoso impegno giornaliero,quello di aspirare un numero considerevole di sigarette per impiegare il tempo, combattere la noia,in mancanza di una reale attività lavorativa, motivo per cui è necessario un presidio di custodi per sostenere l’uno la noia dell’altro. La strada si riempie di suoni, di voci, perlopiù sono quelle di stranieri, mi incuriosisce la loro lingua, un miscuglio di accenti, di toni, di pronunce,dall’accento forte i nordici, dall’accento dolce, i francesi, non mancano quelli dalla pronuncia fascinosa,morbida, sinuosa, gli spagnoli,e tra questi si intrecciano le diverse pronunce italiane, flessuose dei milanesi, aspirate dei toscani,strisciante degli emiliani,distorte dei calabresi, poco gradevole all’udito quella dei siciliani . Provare ad addentrarsi nei discorsi dei passanti è uno spasso, lasciare all’immaginazione il contesto in cui è inserita questa o quella frase, stuzzica non poco, le supposizioni finiscono per diventare poi convinzioni. La signora spinge faticosamente il passeggino, perché la strada fa attrito per gli antichi ciottoli, Lucifero il figlio piccolo, le scappa di mano,lei lo chiama con insistenza,mi allerto per l’invocazione rivolta al figlio che porta questo nome,non comune per fortuna! La coppia di giovani sposi litiga perché non riesce ad addivenire ad un accordo,un gruppo di turisti segue la guida e rumoreggia i suoni non si distinguono, sembra una marcia, seguono un passo ritmato. Altri deambulano sembra senza meta il passo è lento e disorientato, gli zoccoli urtano sul selciato.
I motorini sfrecciano nel centro storico, incuranti dei limiti di velocità. Le marmitte disturbano la quiete,infastidiscono chi cerca di percepire il silenzio. Forse nel luogo sbagliato.