Ministeri e sacramentalità delle Chiese riformate e il ruolo delle donne “Sollecitazioni e proposte in dialogo”
di Valeria Trapani
Pubblicato in “ La vita in Cristo e nella Chiesa LVIII ( 2009)
Il quadro ministeriale delle Chiese riformate indurrà certamente il lettore a porsi una serie di domande, improntate ad un intento comparativo tra le diverse chiese cristiane, le cui risposte metterebbero in evidenza una deficienza della Chiesa cattolica circa il ruolo della donna nel servizio ecclesiale. E sarebbe riduttivo sostenere la correttezza delle scelte cattoliche fondando l’affermazione su un supporto ideologico di tipo fideistico. Né riteniamo che sia questa la sede per affrontare le problematiche relative al mancato sacerdozio ministeriale delle donne nella Chiesa cattolica, o del diaconato, o dei ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato. Piuttosto, giunti al termine di questa rubrica, nella quale abbiamo illustrato i ministeri delle donne nella chiesa cattolica, lanciando anche uno sguardo alle chiese d’oriente e ora a quelle della riforma, riteniamo invece necessario operare un breve consuntivo del percorso realizzato, atto a porre in luce le principali acquisizioni scaturite dagli ambiti dell’indagine svolta. Prima tra tutte è la valorizzazione che il ruolo delle donne ha recentemente subito nell’alveo delle Chiesa cattolica in seguito all’ecclesiologia e l’antropologia del Concilio Vaticano II, il che posto in sinossi con la ricca storia dei ministeri femminili nelle Chiese orientali e la partecipazione attiva delle donne alla vita delle Chiese della riforma, ci dice la ricchezza dell’apporto che le donne possono offrire alla vita della Chiesa. Non ci sembra superfluo pertanto concludere questa nostra rassegna ricordando un documento magisteriale per noi significativo, in quanto ha gettato ampiamente luce sul valore della donna nelle dinamiche della vita cristiana ed ecclesiale: la lettera apostolica Mulieris dignitatem, di Giovanni Paolo II (15-08-1988) . In essa è detta la dignità della donna, il diritto alla vocazione cristiana, e la peculiarità di genere che le è propria e non più derivata dal sesso opposto.
Nelle parole del pontefice la donna trova in Maria il modello della libera e piena adesione al progetto salvifico di Dio, che si è dispiegato in una vocazione che ha dato ampio spazio alla sua identità di donna, rendendola modello per tutte le donne. In Maria si trova la perfetta aderenza tra il disegno divino e la risposta umana, che si incarna in una donna che diviene icona della femminilità perfetta da porre in analogia con la Chiesa sposa e madre. Ogni donna cristiana che voglia esser pertanto fedele alla propria vocazione, non può esimersi dal confrontarsi con Maria, per rendere ragione della sua identità di figlia di Dio, voluta e creata ad immagine e somiglianza del creatore, per essere insieme all’uomo realizzatrice feconda del suo progetto di amore.
Non penso che la chesa cattolica vada dietro alle mode del momento.
spero che non sia frainteso, ma oggi, bisogna stare molto attenti e cauti. il sacerdozio femminile potrebbe essere non una legittima richiesta, ma il frutto di contaminazioni moderniste sensa valore teologico.
Perchè non accettare la diversità di sessi e unirla alla diversità dei ruoli molteplici.
?
Penso che la diversità dei sessi sia un grande mistero da rispettare.
Ma purchè non intacchi la assoluta uguaglianza morale ed umana difronte a Dio e ai diritti dell’uomo.
Ma accettiamola con serenità questa diversità che rimane sempre un grande e suggestivo mistero.
Pietro
ATTENDO DI ESSRE LAPIDATO, MA SPERO NELLA BONTA’ DELLA MIA COLLEGA, POSSA ESSA ATTUTIRE LE PERICOLOSE MINACCE PER ME IN ARRIVO!!!!
pm