La storia dei guanti: il 1800
(Raffaello Piraino)
Con le maniche corte del periodo neoclassico,i guanti hanno una certa importanza; soprattutto quando il regime napoleonico stabilisce le monarchie e l’etichetta. Di solito con gli abiti di gala o da ballo i guanti sono lunghi fino al gomito e di colore bianco. Nel 1815 troviamo però guanti lunghi verdi, colore prediletto del tempo: Con le maniche lunghe, in abito di gala, si usano i guanti bianchi corti, calzati soltanto sulla mano sinistra. Questo atteggiamento, già in lontani secoli prescelto dai ritrattisti per lasciare ammirare la bellezza della mano, è rispondente anche alle prescrizioni di etichetta per le presentazioni a corte. I guanti maschili non hanno importanza nel periodo neoclassico, forse perché sembravano un segno di raffinatezza decadente, forse perché Napoleone aveva belle mani e ci teneva a farle vedere. I giornali di moda non sembra ne parlino, i figurini non li rappresentano e non se ne vedono nei ritratti.
Nel periodo romantico-aristocratico (1822-1835) le donne usano guanti sia bianchi sia di pelle colorata. Tra i colori si cita quello “scorza di bergamotto” colore corrispondente al cedro del periodo neoclassico), che non pare ricordato mai per i vestiti; poi, tra i più ricercati, il “bleu svedese”, il “réséda” o l’orange”; più tardi, verso la fine del periodo,”per le grandi toelette”, si affermano tinte delicate: color canino pallido, color di rosa o di carne. La raffinatezza del guanto si mostra anche in altri particolari, come le piccole orlature di blonda, di tulle o di nastri intrecciati, e i sottili ricami a colori, d’oro o d’argento, che ornano la mano, riproducendo qualche volta lo stemma gentilizio. La rinomanza dei guanti fabbricati a Napoli risale a questo periodo. Verso la fine del romanticismo appaiono i guanti di réseau de tulle che lasciano vedere in trasparenza la mano “come fosse nuda”. Questo tipo di lavorazione è adottato specialmente per i mezzi guanti o mitaines da lungo tempo dimenticati. Le mitaines compaiono come moda estiva e ve ne sono di pizzo, di blonda, di rete. Quelli di rete si affermano soprattutto in nero, ma anche in grigio o in bianco, alternandosi nell’uso con i guanti interi pure a reticella, nonostante l’opposizione dei giornali di moda che li trovano, citando i confratelli parigini, espressione di un’economia disgracieuse. Dai figurini vediamo che si portavano anche in casa. In questo periodo il guanto maschile assume una grande importanza. Per essere eleganti i guanti devono essere gialli, giallo paglia, “color butirro fresco”, ma sempre gialli – specialmente per sera – e soltanto per cavalcare e per guidare (la vettura a cavalli s’intende) si ammettono i guanti di refe bianco e per andare a caccia i guanti scuri. Per traslato uno zerbinotto può essere detto un “guanti gialli”. Si capisce così la frase rimasta nell’uso comune fino ai primi decenni del Novecento: “un ladro in guanti gialli”, per indicare un “ladro gentiluomo”.