Quando è la Nazionale ad ispirare l’amor patrio

(Patrizia Lipani)


Festeggiare  nel 2010 l’unità d’Italia, ricordarla con manifestazioni di vario genere, far rivivere i momenti salienti del nostro risorgimento  è senz’altro positivo, al contrario non lo è, se omettiamo ciò che è costato agli italiani, ai combattenti, a coloro che hanno creduto in questi ideali, e hanno perso la vita per questo. Maggio  è stato quest’anno  il mese delle ricorrenze, l’Italia con la sua unità, la  Sicilia con la sua autonomia, improvvisamente gli italiani hanno riscoperto  di avere una storia alle spalle. D’altronde , senza un minimo clamore, senza  festeggiamenti  e parate o conferenze  sul tema, si rischierebbe di non ricordare che 150 anni fa alcuni politici,valorosi condottieri, insieme a gente comune, si attivarono per riunificare lo stivale. Per non parlare della Sicilia, 64 anni di autonomia  il 15 maggio, 64 anni di libertà. Quindi  tutto ciò che appartiene al passato deve essere ricordato, anche se nella solennità di una giornata. Il motivo è semplice, se non si  festeggiasse, si rischierebbe di dimenticare e noi di motivi per farlo ne abbiamo parecchi! C’è chi tenta di rinnegarla quest’unità, fermo e convinto nel suo pensiero   che essa non sia stata mai raggiunta. Certo, le divisioni tra il nord e il sud del paese sono e saranno sempre evidenti, divisioni politiche , economiche,sociali e anche culturali .  Ma una cosa è certa, le divisioni saranno sempre evidenti sino a quando il cittadino si sentirà lontano dalle istituzioni, sino a quando prenderà le distanze dai politici corrotti che dovrebbero rappresentarlo e nei quali non si identifica. E’ più facile che il pensiero alla Nazione, l’amore per essa, sia presente quando gioca la Nazionale , di calcio in particolare, lo sport per antonomasia. E’ in questi momenti che l’orgoglio civile riaffiora, il tricolore sventola con gioia tra gli spalti, l’inno di Mameli echeggia nell’aria, avvertiamo solo in questi momenti l’idea di quel sentimento che dovrebbe animare gli italiani nei confronti del proprio paese, l’entusiasmo, la commozione che si prova quando la nostra nazione emerge sulle altre,  lasciano seppur lontanamente immaginare  ciò che animava i patrioti nel Risorgimento.  Le partite della nazionale la ricordano questa Unità, è l’unico momento in cui la gente è disposta a far tutto, per la Nazionale, e ancor di più, per la propria squadra del cuore, perché ci si crede realmente, perché ci si identifica con i giocatori, perché si vede questo o quell’allenatore come un punto saldo, come lo stratega, il deus ex machina. E se nei confronti della politica fosse così, se ci fosse lo stesso entusiasmo, non ci sentiremmo un paese unito, compatto, un paese propositivo e pronto all’azione anzicché all’indifferenza e all’apatia ? Purtroppo la realtà è un’altra, l’italiano non ama la sua Nazione, la denigra, la disprezza, desidera abbandonarla ,consapevole che faccia  acqua da tutte le parti. Ma  dietro l’apparente freddezza, è bello pensare, sperare  realmente  che  in questi momenti  sportivi non esiste alcuna divisione tra il nord e il sud. Siciliani e lombardi ,napoletani e piemontesi tutti uniti sotto il tricolore , lo sport ci unisce, la politica ci separa. Di fronte a queste immagini toccanti la riflessione è doverosa ,il sentimento per la Nazione, l’orgoglio per il nostro paese ,dovrebbe essere parte integrante della nostra cultura,della nostra formazione, e tutto questo può nascere quando in un paese vige quel senso di collaborazione, di interesse, nei confronti di una realtà seppur languente, da difendere strenuamente, da guarire attraverso un impegno etico- civile, attraverso il rispetto dell’altro e di ciò che ci sta intorno. La scuola, che io chiamo sempre in causa, come luogo di formazione soprattutto laddove  le famiglie sono assenti, ha un ruolo non indifferente, servirsi dei “contenuti” per veicolare  messaggi forti, stimolare i giovani all’impegno sociale per renderli partecipi di realtà spesso a loro ignote, dar loro l’opportunità d’intendere che l’azione attiva possa  cambiare certe realtà, anche se superficialmente, e che con un  gesto si possa  dare un contributo , seppur minimo, impartire una solida educazione morale attraverso l’azione didattica, sensibilizzare le nuove generazioni  al rispetto del bene comune, risvegliando  quel  senso d’appartenenza sopito nei più, sconosciuto  ad una grossa fascia di giovani indifferenti  per scelta. Penso che in questo modo le nuove generazioni potranno ricordare di essere parte integrante di un Paese e in tal modo far nascere quell’amore per la Nazione che viene fuori spontaneamente da questi principi che lentamente ma inesorabilmente il cittadino matura negli anni. E se l’Unità storica viene messa in discussione non importa, ci consoliamo con quel  sentimento che vive  e  palpita nei nostri cuori.

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