Il teatro tragico a Siracusa
(Gabriella Maggio)
Venerdì 14 maggio all’Hotel Principe di Villafranca, per gli incontri culturali del Club Lions Palermo dei Vespri, C. Fucarino e Rita Ruffino hanno affrontato alcuni aspetti della tragedia greca con l’intento di informare gli intervenuti sulle rappresentazioni che quest’anno si svolgono a Siracusa. Mentre R. Ruffino ha affrontato le trame di Aiace e Fedra (sarebbe stato meglio mantenere il titolo euripideo Ippolito coronato) ed i sentimenti in esse dominanti, C. Fucarino ha affrontato l’arduo tema dell’attualizzazione, della trasformazione della tragedia in spettacolo per un pubblico vasto e spesso poco informato su quanto questo genere letterario sia complesso. L’armonia della tragedia s’è persa nel naufragio senza spettatore del mondo antico. Del perfetto equilibrio tra parola, gesto, suono ci è pervenuta solo la parola. Svanita la sacralità del rito tragico, della scena antica restano le pietre rimesse insieme con criterio moderno per un fine meramente spettacolare
Eppure credo che andare ogni anno a Siracusa a vedere le tragedie sia un atto d’amore e di pietà verso i resti di un mondo passato, oggi offuscato e sempre meno comprensibile. Poco importa quanto lo spettatore coglierà di quel mondo, anche senza accorgersene qualcosa porterà via, un dono per un ospite distratto c’è sempre là dove fu sacro l’ospite. Anche una foto nel telefonino. L’attualizzazione spesso divide e fa discutere. Dante, scegliendo come “duca, segnore, maestro” Virgilio lo ha attualizzato….l’Orlando ariostesco non è quello della “Canzone di Orlando” ed il Marco Polo delle “Città invisibili” non è quello del Milione….Non mi stupisco che le tragedie rappresentate a Siracusa siano cosa diversa dalle opere ideate da Sofocle e da Euripide.
Quanto al deragliamento della ragione, chiarificatrice è la citazione dal “Fedro” di Platone : “ Socrate- Orbene, due sono le specie di mania (μανία): l’una trae origine da umane infermità, l’altra sorge da un’alterazione delle condizioni normali, provocate dagli dei -” ( Fedro –Mondadori 1951). Le curiosità del numeroso pubblico hanno intrattenuto a lungo i relatori.