La storia dei guanti: il 1500
(Raffaello Piraino)
Uso molto più largo e grande ricchezza, con raffinatezze nuove, acquistano nel Cinquecento i guanti femminili; Guanti profumati, guanti ricamati d’oro e d’argento, miniati, trinciati, arricchiti di ferretti, che le leggi suntuarie si affannano a proibire. Guanti pregiatissimi, abitualmente profumati di gelsomino o di ambra grigia erano quelli di Spagna. Tra questi si apprezzavano soprattutto i guanti di Valenza: Isabella d’Este infatti li richiedeva o li riceveva in dono assai volentieri. Ma la marchesa di Mantova divenne celebre essa stessa perché faceva preparare, secondo le sue indicazioni, guanti con una concia grassa, che rendevano bianche e morbide le mani, oltre a spandere un profumo soavissimo. La regina di Francia avendone ricevuti da lei due paia in dono, li teneva tanto cari che se ne serviva soltanto nei giorni di festa. Tuttavia nel timore di restarne sprovvista, ne fece chiedere un’altra dozzina alla donatrice, raccomandando che fossero come quelli ricevuti: odorosi di olio di cedro (8). Il Vecellio ricorda i guanti odoriferi portati in mano dalle donne napoletane, e li rappresenta qualche volta intagliati, come le scarpe (9). Questi tagli verticali sono un grazioso ornamento che affina la linea del guanto, ma probabilmente hanno anche lo scopo pratico di permettere alle dame di infilarli più facilmente sulle loro mani cariche di massicci anelli; nello stesso tempo i tagli lasciano scorgere le gemme portate in dito anche quando la mano è inguantata. L’uso dei guanti conciati con profumi, ma anche talvolta perfidamente con veleni,si dice sia stato introdotto in Francia da Caterina dè Medici. Così ella avrebbe fatto morire Giovanna d’Albret con i guanti preparati dal suo cameriere fiorentino: ma la voce è calunniosa (10). I guanti sono elemento bene in vista nell’abbigliamento signorile degli uomini del Cinquecento. Tiziano Vecellio dipinse l’immortale “uomo dal guanto ma in molti altri suoi ritratti virili sono rappresentati i guanti: ora calzati, ora tenuti in mano. Anche gli uomini portavano guanti ricamati d’oro o d’argento e guanti profumati. Tra le cose dichiarate in morte del marito Luigi Fieschi, la vedova Eleonora Cibo enumera “dui para de guanti profumati, cioè uno paro tagliato e l’altro no”. I tagli su gli abiti si erano estesi anche ai guanti e potevano avere lo scopo di lasciare ammirare le gemme degli anelli.