Lo sfarzo vestiario in Sicilia
(Raffaello Piraino)
In Sicilia lo sfarzo è considerato necessario per dar rilievo alla posizione sociale dei potenti; ed è agognato anche dalla plebe. Assai indicativa in questo senso la narrazione di Michele Di Piazza il quale c’informa nella sua Historia Sicula che i baroni di parte angioina portavano nei loro accampamenti guerreschi, vasi d’argento, denaro e vestibus pretiosis. Quando questi baroni erano sconfitti, molti cittadini, i quali dalla nascita non avevano indossato altro che grossi panni, s’impadronivano delle loro vesti, ornate di seta e d’argento, ed invece di venderle per ricavarne un guadagno, si ricoprivano: la loro vanità era preponderante sul bisogno. (M. Di Piazza, Historia Sicula, parte II cap. XVI)
Negli affreschi dei saloni dello Steri di Palermo, eseguiti da Simone Corleo o da Corleone e da Cicco Di Nola, sono rappresentati eleganti cortigiani che calzano scarpe dalla punta molto allungata.
In Sicilia nel 1392 una camicia di tela lavorata in oro fino e un mantello di seta bianca ricamato in oro e foderato di zendado rosso, figurano tra i beni sequestrati a Manfredi d’Aragona (C. Binetti-Vertua, Trine e donne siciliane – Milano 1911)
Stupendi sono i mantelli regali d’Eleonora, sposa di Federico d’Aragona re di Sicilia. Uno è di sciamito bianco, foderato d’ermellino è ricamato con perle e gemme, e altri due, anch’essi di sciamito rosso, però, sono addolciti dal vaio grigio che li fodera. ( G. Del Giudice – Una legge suntuaria inedita – pag.266)
In Sicilia, in molti corredi, si trovano elencate ghirlande e corone d’oro con gemme e perle. In quello della figlia di tal Antonio Cherio, particolare grazia sembra avere una coronecta de argento deaurato cum lapidibus preciosis; mentre un’importanza quasi regale per la sua ricchezza e la forma merlata ha una corona de auro cum smaltis ad aquilam merguliatam cum perlis et saphiris, che si trova elencata tra gli oggetti rubati ad una Dama di Palermo. ( P. Lanza di Scalea – Donne e gioielli in Sicilia, pag. 110)
Nel Trecento il dono di guanti aveva una significazione simbolica nella stipulazione dei contratti di vendita o di concessione temporanea di terreni: n’abbiamo diretta testimonianza in Sicilia da un documento nel quale la Regina Bianca di Navarra dà atto di aver ricevuto da un tal Antonio Cortella, familiari et fideli nostro uno paru di guanti di saactu, ossia di pelle, in relazione alla perpetua concessione di un terreno di proprietà reale.( Archivio di Stato in P. Lanza di Scalea, Donne e gioielli di Sicilia nel Medio Evo e nel Rinascimento, pag.299
In Sicilia l’uso degli orecchini doveva essere comune, ma considerato come una dannosa novità. A Palermo, una legge suntuaria promulgata nel 1423, mentre permette ornamenti, collane, paternostri, cinture d’oro e perle fino ad un determinato valore, vieta decisamente gli orecchini detti cerchielli ossia ornamenti per le orecchie: li chirchielli vero, sive ornamenti di li auricchi siano affatto proibiti (R. Gregorio, Biblioteca scriptorum qui res in Sicilia gestes sub Aragonum imperio, Panormi 1792 Vol. II p. 531). Tuttavia a Palermo stessa, nel celebre affresco del Trionfo della Morte, vediamo raffigurate elegantissime dame con i delicati lobi ornati d’orecchini di notevole bellezza. Alcuni sono cerchetti d’oro graziosamente festonati e ornati di perle, altri, più complicati, sono formati da piccole foglie d’oro frastagliate da cui pendono minuscole perline. Spesso le collane ripetono lo stesso motivo.