In scena per la prima volta
(Gabriella Maggio)
Dopo circa un anno e mezzo di prove ecco che il 18 febbraio vado in scena. Per la prima volta. Un vero palcoscenico, un vero pubblico. Lì sotto le luci impietose, vestita e truccata in un modo che mi ha resa non facilmente riconoscibile. Da Gabriella a Stinnichiata il passo non è breve. Soprattutto per chi lo fa per la prima volta e da adulta, senza la leggera noncuranza dei ragazzi. Chi da bambina non ha immaginato di diventare attrice o ballerina sotto la suggestione di un racconto, di un’immagine, di uno spettacolo? La timidezza, spesso unica protagonista, sostenuta dai timori della famiglia, ha impedito, chissà a quanti, come a me, di provare a recitare. Finché un giorno, senza pensarci più di tanto, viene l’occasione. La Compagnia dei Vespri cominciava a leggere il copione di “La liggi di Prattichizza “, libero adattamento di Cl. Russo di “Le donne al parlamento” del grande Aristofane. Improvvisamente sentii che potevo farcela. Mi proposi al regista più che scettico e cominciai a memorizzare le battute, poi i movimenti, poi il tempo. E così di sera in sera. Stanca e distratta, quando avevo già tanta voglia di dormire, cominciavo le prove. Il regista all’inizio mi sembrava pedante, eccessivamente pedante. Ma è stata una fortuna. Un uomo più tenero ed arrendevole non sarebbe riuscito a portarmi in scena non solo nei tempi stabiliti, ma in maniera coerente e consapevole. Dovevo liberarmi della mia sensibilità, tanto “nociva sulla scena” ( come pure nella vita) come sostenne Diderot nel noto “Paradosso sull’attore”. Però dal leggere al fare c’è in mezzo ben più del mare… Eppure ci sono riuscita, contro le aspettative mie e di tanti altri. Per due sere sono stata “Stinnicchiata” e spero di esserlo tante altre volte.