Donna e Ministeri nella Chiesa (2)
Donne e ministerialità: un rapporto conflittuale?
(Valeria Trapani)
All’interno del popolo di Dio non vi sono differenziazioni in ordine all’esercizio del sacerdozio comune, poiché la stessa SC quando parla della partecipazione del popolo alla liturgia[1] non opera distinzione alcuna di sesso, età, provenienza geografica, stato sociale…, ma sottolinea piuttosto come ogni battezzato abbia il diritto e insieme il dovere di prendere parte alla celebrazione del Mistero Pasquale. Pertanto va sfatato il luogo comune che, ancora ad oltre quarant’anni dalla fine del Concilio, considera le donne e l’esercizio di qualunque ministerialità ecclesiale come due realtà contrapposte e non giustapponibili. Anzitutto perché la prima ministerialità di ogni cristiano, ossia quella basata sul sacerdozio battesimale, prescinde dall’esercizio di uno specifico ministero liturgico, ma li precede tutti in nome del sacerdozio comune e dunque riguarda uomini e donne; in secondo luogo perché i ruoli di diaconia ecclesiale e in particolar modo liturgico-ministeriali svolti oggi dalle donne sono un dato di fatto che non può essere ignorato. È altrettanto innegabile che tanti sono gli spazi del culto che vengono preclusi al gentil sesso, ma in questa rubrica cercheremo più che recriminare, di illuminare sulla grande ricchezza che l’essere donna significa per la vita della Chiesa, non mancando di porre l’accento su alcune sfaccettature del loro servizio ecclesiale che a volte non vengono pienamente colte neppure da chi vi è direttamente coinvolto.
1) [1] Cf . SC 11, 14, 19, 21, 26, 30, 41, 48, 100, 114.
[1] Cf . SC 11, 14, 19, 21, 26, 30, 41, 48, 100, 114.