Per caso: seconda parte

racconto

(Gabriella Maggio)

Vittorio esce stordito dall’ansia. Cammina guardingo restando  sempre sotto gli alberi. Adesso spera di trovare un messaggio nella cassetta delle lettere. Ma è vuota. -Salve, ha visto che bella giornata? – E’ la voce cantilenante del vicino di casa che cerca sempre l’occasione di fare amicizia. Distende  subito la smorfia di fastidio che gli deforma la faccia e gli tende la mano con cordialità frettolosa.  Ha cento cose da fare, dice, ed entra a casa. Sbuffando getta con rabbia le chiavi sul tavolo e s’accascia davanti al computer spento. Ora deve riordinare i suoi pensieri. E’strano che Antonio abbia mancato l’appuntamento e non l’abbia avvertito. Accende il computer per vedere se c’è posta. Niente che possa lontanamente far pensare ad un messaggio criptato di Antonio. Non gli resta che usare il cellulare, ma nell’interrato non c’è campo, deve uscire nel cortiletto o tornare per strada. E se qualcuno dai balconi o dalle finestre lo nota o sente qualche parola? Il palazzo è abitato da gente anziana, che non ha molto da fare. Spesso qualcuno si affaccia e sta lì a lungo ad osservare le vite degli altri. Anche gli anziani adesso lo intimoriscono, pensa sconcertato. Cosa possono mai avere a che fare con lui? Non si sa mai, conclude per mantenere un po’ di fiducia in sé stesso. Può ancora aspettare qualche ora, prima di muoversi, ma non tanto che faccia buio. Ha una crisi di paura. Quel locale angusto, senza luce, lo soffoca, deve uscire nel cortile, respirare un po’. Esce con furia e si siede al tavolo. La luce naturale ed il filo d’aria che oltrepassa l’alta muraglia che circonda il cortile lo calmano. Guarda le sue piante, hanno bisogno d’acqua. Ma anche quest’attività che lo calmerebbe completamente deve rinviarla a notte fonda, quando tutti dormono. Rientra. Chiude a chiave senza fare rumore il cancello di ferro. Beve un bicchiere d’acqua e si siede di nuovo alla scrivania. Rivede la posta elettronica, ancora niente. Il collegamento internet è stranamente lento ed inceppato. Forse l’orario? A questo punto i pensieri s’aggrovigliano.(continua)

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