Per caso: prima parte
Racconto
di Gabriella Maggio
La mattina del 5 giugno, alle 10.00, Vittorio Draghinelli esce cauto dal portone n.45 di via Crocini, si guarda intorno inquieto, ma la solita tranquillità lo rassicura e a passo svelto, sempre al riparo degli alberi della strada, si dirige al bar Centrale, all’angolo con via C. da Pistoia, caotica a tutte le ore del giorno. Già da lontano strizza le palpebre per vedere, al di là delle vetrate del locale, se Antonio è già arrivato. Entra nel bar spalancando con forza, subito trattenuta, la porta, esamina rapidamente con gli occhi ancora abbagliati dal sole gli uomini lungo il bancone del bar e quelli davanti all’espositore della pasticceria. E’ costretto ad aspettare. Non crede che gli convenga aspettare più di dieci minuti. Intanto ordina un caffè lungo ed una brioche. Così dà l’impressione di essere lì per caso. Non è sicuro che ancora qualcuno non l’abbia notato o riconosciuto. Magari qualcuno di quelli. -Non compra un biglietto, non tenta la fortuna?- Gli dice con tono invitante la cassiera, indicando con le dita smaltate vistosamente i biglietti di varie lotterie ben in mostra sul banco. – No, non mi interessa – risponde. Ma subito si pente e pensa di cogliere al volo l’occasione di restare ancora qualche altro minuto nel locale, ad esaminare quei tagliandi colorati. Con un sorriso complice ritorna verso la cassa, esamina con lenta attenzione i biglietti esposti, poi ne sceglie uno, proprio ’quello fortunato?- le dice conquello che la donna indica con insistenza. -E voce bassa come per iniziare un banale corteggiamento. E, per farle credere di essere riuscita ad interessarlo, le lancia anche uno sguardo ammiccante. Poi consuma lentamente la colazione. Ora non ha più motivo di restare al bar. (continua)