Ma Natale è …
(di Carmelo Fucarino)
Ad ascoltare il tormentone assillante del jingle dello spot, il Natale non è …
A parte il grado e mezzo di temperatura in meno che faceva talvolta il Natale con la neve anche a Palermo …
Natale non era … il patetico Babbo Natale, quello ormai classico davanti a tutti i negozi del mondo, sì, anche a Pechino!, il riciclato Babbo Sunny Coca-Cola, inventato nel 1931 da Sundblom per accalappiare i bimbi, grasso vecchione rosso rutilante, volto tutto finto bianco e il cappuccione da sette nani, – povero S. Nicola -, e, colmo dei colmi, ve lo immaginate … con la slitta e le renne, nelle nostre città che non si fa a slalom sulla neve, ma con qualcos’altro, tanto i signori dei cani sono protesi di automobili. A proposito, – orribile notizia! – ai supermercati Macy’s di New York hanno mandato in pensione la vecchissima slitta per una nuova fiammante.
Natale non era … il pino alsaziano svettante sempre più alto e a prezzo di corallo, nelle piazze delle città del mondo con le preziose palline e le lucine a singhiozzo … Persino a piazza S. Pietro un pino mostruoso, tagliato e trasportato lungo le autostrade, dono, a turno, di uno Stato cattolico. Palermo, con il giudice fallimentare dietro il portone, ha trovato fra le pieghe (?!) del bilancio trecentomila euro. Ahi! per loro, poveri pini che ogni anno commuovono gli ambientalisti che alzano i lai e consigliano: usatene uno di spastica, compratene uno da serra da abbandonare poi sul marciapiede, come i cani, scambiatelo con una quercia o un salice piangente.
Natale era … il Presepe, inventato con grotte di sughero e muschio dei muri, la greppia del poverello S. Francesco, in un angolo di casa o nella sacrestia della parrocchia, con le statuine artistiche di terracotta, di soli extra-comunitari, la sacra famiglia di Nazareth, quei bravi uomini creduloni dei persiani re Magi (maghi, perché credevano nell’oroscopo e nelle comete), tanti bei pastori della palestinese Betlemme, e il bue e l’asinello, roba che oggi i bambini cittadini neppure conoscono, specie a Palermo, dove non esiste neppure uno zoo.
Natale non era … il panettun con l’effigie del duomo di Milan, ma i profumati bucciddati nella cesta di canne, la pasta rosata di forno e semplice ripieno di fichi secchi tritati, bucce di arancia e noci.
Natale era … il vestito di festa da esibire alla Messa cantata, con quell’odore celestiale di incenso e quelle toccate dell’organo che scombussolavano fino alle lacrime e quel sublime celestiale “Tu scendi dalle stelle”, altro che canzoncine melense, senza senso e senza ritmo, e strimpellate di chitarre. O l’americana Jingle Bell, l’allegra canzoncina di origine laica di James Pierpont (1857), resa celebre nel 1948 da Bing Crosby e naturalizzata cristiana. Oggi i vestiti sono sempre di festa, perché è sempre una festa … del consumo e del denaro, del cenone e delle cene, dei regali e delle luminarie, feste commerciali, da quella della mamma (che emozione!) a quella del papà, a quelle religiose per tutti i passi della vita e per tutte le categorie, anche le cene funerarie.
Se fossimo più felici cantando il Natale sia … non nostalgia di cose passate, vi prego, ma perché Natale sia … il Santo Natale!