Influenza A : il timore ingiustificato del Virus A
(Dott.ssa Lori Pindaro*)
Si avvicina l’inverno e, come ogni anno, ci troviamo di fronte al grande : “Devo vaccinarmi oppure no?”. Questo anno il problema è per di più amplificato dalla diffusione del nuova influenza suina dovuta al virus H1N1 .
Noi medici tranquillizziamo, infatti la malattia legata a questo virus è più leggera del previsto e non desta reale preoccupazione. Insomma, non serve farsi ossessionare dall’incubo del contagio.
Il Viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, più volte ,ha ribadito il “carattere leggero e la benignità della nuova influenza”.
“Fino ad oggi l’influenza A ha causato meno morti rispetto al numero dei contagi stimati rispetto ai dati dello scorso anno – ha dichiarato il Viceministro -. Infatti lo o scorso anno la stagionale ha provocato 8 mila morti a fronte di 4 milioni di casi. Dunque l’incidenza dell’influenza A è dello 0,02 per mille contro lo 0,2 per mille dell’influenza stagionale”. “La stagionale – ha concluso Fazio – appare quindi 10 volte più aggressiva dell’influenza A”.
Tuttavia i mass media ci tempestano ogni giorno con raccomandazione le più disparate e comunicano il numero dei morti dovuto all’influenza A : sembra quasi un bollettino di guerra , aggiornato giornalmente.
Nell’intervista al Prof. Veronesi, mandata in onda durante un TG , questi da un lato sottolineava la benignità dell’influenza A che si presenta con i sintomi classici influenzali ( febbre, cefalea, dolori muscolari e articolari , tosse e starnuti ) e ribadiva che le persone in “ buona salute “ non hanno nulla da temere , dall’altro metteva l’accento sulla maggiore contagiosità di questo tipo influenzale ritenendo di dover viaggiare a vista per stabilire di volta in volta le precauzioni e i mezzi da attuare , in base alla diffusione del virus e alla sua aggressività.
Analizzando le caratteristiche cliniche di questa influenza, emerge che il virus è caratterizzato da una patogenicità non preoccupante; un virus tutto sommato benigno che da’ una sintomatologia che si risolve spontaneamente nel giro di pochi giorni come avviene per la maggior parte delle infezioni influenzali, con tasso di letalità basso e comunque inferiore a quello dell’influenza stagionale. L’allarme è determinato dalla descrizione di polmoniti gravi, alcune delle quali mortali, osservate anche in soggetti relativamente giovani.
Importante è invece l’impatto sociale del nuovo virus infatti la maggioranza della popolazione non ha avuto un pregresso contatto con esso e quindi la capacità di dare infezione e malattia è estremamente elevata. Così è’ prevedibile che molte persone si ammaleranno in poco tempo e questo avrà una ripercussione significativa su attività socialmente rilevanti.
In conclusione
Il rischio di influenza lo corriamo tutti semplicemente andando in strada. In altri termini, ogni persona che fa vita sociale è esposta al rischio di infettarsi e ammalarsi e, a voler essere prudenti, potrebbe giovarsi di una profilassi attiva attraverso il vaccino. Però esistono delle priorità da tenere presenti: un soggetto in buone condizioni generali, che non soffre di malattie croniche, in seguito all’infezione contrae una malattia sostanzialmente benigna, che guarisce in poco tempo e che lascia una solida immunità verso quel ceppo virale. Ben diverso è invece il potenziale patologico che l’influenza può avere se il soggetto è anziano, cardiopatico, diabetico o ha altre malattie o è immunodepresso. In questi casi la malattia sarà più grave ed è dunque preferibile prevenirla. In queste categorie di persone la vaccinazione andrebbe fortemente raccomandata. In caso di pandemia, dal momento che l’evento pandemico può avere ricadute nell’organizzazione sociale, sarebbe estremamente importante che la politica vaccinale fosse ben indirizzata a tutte le persone che svolgono un ruolo socialmente rilevante delle quali non si può fare a meno senza che la tenuta organizzativa del Paese ne risenta.
* Dirigente medico di Oncologia Medica -Osp. Oncologico M.Ascoli – Civico Palermo